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Nonostante i dati positivi sulla fiducia, il petrolio si muove in ribasso e le borse vanno a consolidare

Da:
David Becker
Pubblicato: Feb 22, 2017, 15:13 UTC

Mentre va spegnendosi la ripresa, le borse europee seguono un andamento vario. dopo un inizio positivo spinto dal rialzo dei mercati asiatici, a sua volta

Nonostante i dati positivi sulla fiducia, il petrolio si muove in ribasso e le borse vanno a consolidare

Mentre va spegnendosi la ripresa, le borse europee seguono un andamento vario. dopo un inizio positivo spinto dal rialzo dei mercati asiatici, a sua volta provocato dal rialzo delle piazze statunitensi nella giornata di martedì.

Tuttavia, il Nikkei ha chiuso in lieve ribasso a causa dell’apprezzamento dello yen che ha trascinato i titoli delle imprese esportatrici in ribasso. Tra le aziende che hanno pubblicato i dati sugli utili, contribuendo a spingere le borse europee in rialzo, vi sono state Lloyds Banking Group Plc, Telefonica Deutschland e Scor. In Germania, il Dax è riuscito a superare quota 12000 per la prima volta dall’aprile del 2015. Tuttavia, in quelli che sono sembrati acquisti basati sulle voci e vendite fondate sui fatti, dopo la pubblicazione di un indice Ifo di gran lunga migliore delle aspettative, il Dax si è mosso in ribasso dai massimi.

Grazie alla correzione del Pil in positivo, il Ftse 100 ha potuto muoversi in lieve rialzo, mentre il Cac 40 segue un andamento negativo. Mentre la ripresa delle borse europee va esaurendosi, il Ftse Mib in Italia e l’Ibex in Spagna si muovono in ribasso.

Nella giornata di oggi, il prezzo del Wti è diminuito, correggendo dopo aver guadagnato l’1,2% nella sessione di ieri, quando questa varietà di greggio ha raggiunto il massimo delle ultime sette settimane a 55,03$. Al momento, il prezzo sta nuovamente scendendo al di sotto della maniglia dei 54$. Il picco del 3 gennaio dei 55,24$ rimane insuperato. L’azione del prezzo della giornata di ieri non ha propriamente segnato una rottura della gamma di oscillazione che persiste dall’inizio di gennaio.

In Europa, l’inflazione rimane elevata

L’indice armonizzato dell’inflazione dei prezzi al consumo definitivo dell’Eurozona si è confermato all’1,8% annuo, invariato rispetto al dato preliminare e in aumento dall’1,1% registrato a dicembre. Il dato principale si avvicina abbastanza alla definizione di stabilità dei prezzi adottata dalla Bce, prossima, ma al di sotto del 2%. Tuttavia, l’aumento è stato in gran parte dovuto agli effetti di base dei più elevati prezzi dell’energia. L’inflazione core è, infatti rimasta ad appena lo 0,9% su base annua. Questa è una ragione sufficiente perché Draghi continui sostenere che le pressioni dei prezzi sottostanti siano ancora deboli e che il programma di allentamento quantitativo deve continuare, almeno per ora. Le politiche espansive della Bce costituiscono un’assicurazione contro il crescente rischio politico. Torna, quindi, ad aumentare la pressione perché Francoforte intervenga su un mercato dei titoli di Stato caratterizzato da volatilità, sebbene la combinazione di dati sulla fiducia superiori alle aspettative e aumento dell’inflazione alimenti le ipotesi di progressiva riduzione del programma di allentamento quantitativo e vada ad rafforzare le critiche che alcune banche centrali degli Stati membri dell’Eurozona muovono a Draghi.

Per quanto riguarda il mercato immobiliare degli Stati Uniti, durante la settimana conclusasi il 17 febbraio, l’indice dei mutui Mba ha segnato una contrazione del 2,0%, mentre l’indice degli acquisti è sceso del 2,8% e l’indice sui rifinanziamenti è calato dell’1,0%. A causa del nervosismo generato dalla relazione della presidente della Fed, Janet Yellen, al Congresso, il tasso fisso dei mutui a trenta anni è aumentato di quattro punti base al 4,36% prima di tornare a scendere. Il settore immobiliare rime sensibile ai tassi sui mutui e alla scarsità dell’offerta, sebbene la riduzione della disoccupazione e l’aumento dei redditi suggersiscano che vi sia del supporto sottostante.

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