Le borse europee seguono un andamento vario, mentre i mercati nipponici si muovono in ribasso a causa dell'apprezzamento dello yen, che continua a pesare
Le borse europee seguono un andamento vario, mentre i mercati nipponici si muovono in ribasso a causa dell’apprezzamento dello yen, che continua a pesare sui titoli finanziari e su quelli delle imprese esportatrici. La volatilità è aumentata e gli investitori sono nervosi a causa delle tensioni geopolitiche. Il Nikkei ha chiuso in perdita dell’1,04%, ma gli altri indici hanno recuperato dai minimi precedentemente toccati. Lo Hang Seng è riuscito a muoversi in rialzo, chiudendo con un guadagno dello 0,93%, mentre gli altri indici hanno terminato la sessione in modo vario. Il Dax si è mosso in rialzo, mentre Ftse 100, Ibex 35 e Ftse Mib hanno subito un lieve ribasso a causa dell’avversione al rischio. Negli Stati Uniti, i future si muovono in rialzo e il prezzo del Wti continua ad aumentare, raggiungendo i 53,62$ al barile a seguito di un inatteso declino delle scorte di greggio.
Il vertice tra il segretario di Stato degli Stati Uniti e il ministro degli Esteri russo è stato preceduto da un acceso scambio di dichiarazioni. Tillerson ha affermato che la Russia sta coprendo l’impiego di armi chimiche da parte del governo siriano. Lavrov ha messo in guardia gli Stati Uniti dall’attuare ulteriori interventi militari in Siria.
Il Wti ha raggiunto un nuovo massimo delle ultime cinque settimane, guadagnando lo 0,4% per raggiungere i 53,72$, segnare il settimo giorno consecutivo di rialzo e recuperare tutte le gravi perdite subite nel mese di marzo. Secondo quanto riportato dal Wsj nella giornata di ieri, l’Arabia Saudita avrebbe invitato gli altri paesi produttori a prorogare i tagli alla produzione fino alla seconda metà dell’anno. L’American Petroleum Institute ha, infine, rilevato un inatteso declino delle scorte di greggio e una riduzione superiore alla previsioni di quelle di benzina e distillati.
Secondo il German Institute, la Bce dovrebbe porre fine all’allentamento quantitativo dal 2018. Il principale istituto economico tedesco ha, inoltre, invitato il governo di Berlino a ridurre le tasse e i fondi per la previdenza sociale, che attualmente superano il 40% del Pil. Il German Institute ha poi chiesto a Merkel di migliorare le condizioni di investimento. Secondo le previsioni dell’istituto, nel prossimo anno, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere ad appena il 5,4% e l’avanzo di bilancio ridursi dallo 0,8% previsto allo 0,5%.
La Bce “dovrebbe iniziare a porre fine al programma di acquisto di titoli dall’inizio del 2018, ammesso che la ripresa economica si dimostri sostenibile. (…) Un primo innalzamento dei tassi è probabilmente indicato soltanto verso la fine del periodo previsto.” Aumenta, dunque, la pressione su Draghi perché si concentri sulla progressiva riduzione dell’allentamento quantitativo, sebbene tale misura venga effettivamente proposta per l’inizio del prossimo anno, lasciando il calendario della Bce invariato.