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Meglio le azioni che i titoli di Stato? C’è chi frena

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Mar 9, 2022, 09:16 GMT+00:00

Meglio investire nelle azioni che neii titoli di Stato? C’è chi lo consiglia e chi tra gli analisti frena e preferisce attendere ancora.

titoli di stato

In un quadro di così pesante incertezza e con le Borse che rimbalzano sulle attese dai negoziati in Ucraina, ma che hanno anche da valutare i rialzi dei tassi di interesse, la fine dei riacquisti di titoli da parte delle banche centrali e l’inflazione, cosa è meglio scegliere?

Meglio affidarsi ai Titoli di Stato o alle azioni?

Secondo il BlackRock Investment Institute, “da quando il conflitto ha iniziato ad intensificarsi, i titoli di stato hanno brevemente aiutato a proteggere i portafogli da alcune perdite azionarie”.

Ma ora essi vedono “questo ruolo di diversificazione sempre più sfidato a causa dell’inflazione guidata dall’offerta e dalla maggiore tolleranza delle banche centrali nei confronti di tale inflazione”.

I titoli di Stato storicamente, però, offrono meno diversificazione durante periodi prolungati di inflazione, a meno che questi titoli non siano legati all’inflazione.

Per l’investitore è meglio non sovraccaricarsi di titoli di Stato in questa fase, secondo BlackRock Investment Institute e prediligere al massimo quelli indicizzati all’inflazione.

Meglio le azioni che i titoli di Stato?

Secondo questa analisi, la correlazione dei rendimenti delle azioni e delle obbligazioni è fondamentale per valutare la capacità delle obbligazioni di svolgere il ruolo di diversificatori del portafoglio. L’analisi di BlackRock Investment Institute della correlazione tra azioni e obbligazioni e fattori macro come la crescita e l’inflazione negli Stati Uniti dalla metà degli anni ’60 rivela un legame chiave tra i due.

L’analisi trova che la correlazione è tipicamente negativa quando dominano gli shock di domanda e positiva quando gli shock di offerta sono la forza trainante. In altre parole, è meno probabile che le obbligazioni fungano da zavorra del portafoglio durante i sell-off azionari in un mondo formato da limitazioni dell’offerta. Ed è proprio ciò che sta accadendo ora e che potrebbe persistere nei prossimi anni, affermano.

Ucraina, commodity e Banche centrali

La guerra Russia-Ucraina avrà conseguenze umanitarie e geopolitiche a lungo termine, scrivono gli analisti di BlackRock.

“Vediamo i prezzi elevati dell’energia come il principale canale di trasmissione macro, esacerbando l’inflazione guidata dall’offerta nel breve termine”.

“I costi energetici più alti si ripercuoteranno sulla crescita in modo più marcato nella zona euro che negli Stati Uniti, data la vicinanza geografica, i legami economici più profondi e la dipendenza energetica dalla Russia”.

Ecco perché “l’impatto relativo potrebbe spingere in alto i rendimenti a lungo termine degli Stati Uniti più di quelli dell’area euro”.

In questo quadro, le banche centrali dovranno portare avanti la normalizzazione della politica monetaria.

Prima BlackRock vedeva il repentino rialzo dei tassi di interesse delle banche centrali come il rischio maggiore. Ma quel rischio è ora ridotto a causa del costo più alto del rallentamento della crescita, specialmente in Europa.

Ecco perché gli analisti di BlackRock preferiscono sovrappesare le azioni.

Come bilanciamento, consigliano i titoli di Stato della Cina perché meno correlati con le azioni.

L’altra visione

Amundi, se concorda con gli effetti di lunga durata della guerra in Ucraina e sul fatto che l’Europa sarà la più colpita, mentre la Cina quella che se ne avvantaggerà, non vede nelle azioni una totale soluzione.

Come riporta il Financialounge, Amundi preferisce essere più cauta sull’asset allocation e consiglia una forte selezione dei titoli.

Andamento dei tassi di interesse e dinamica dell’inflazione sul medio termine restano tra i rischi maggiori, su una prospettiva di 12 – 18 mesi, invece, il sell-off di queste settimane è diventato attraente.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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