Pubblicita'
Pubblicita'

Guerra in Ucraina, tempesta perfetta per mercati e Banche centrali

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Mar 8, 2022, 08:57 UTC

La guerra in Ucraina appare come la tempesta perfetta per i mercati finanziari e le Banche centrali. Inflazione e stagflazione minacciano la crescita.

guerra in ucraina

In questo articolo:

La guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin, ha pregiudicato la ripresa economica globale? A giudicare dalla grande incertezza che aleggia sui mercati finanziari, sì.

E gli effetti più di lungo periodo non sono ancora manifesti, ma sono proprio quelli che preoccupano di più gli investitori che nell’immediato hanno preferito tirare via liquidità dalle Borse vendendo le proprie azioni o almeno parte di esse.

La guerra in Ucraina ha causato anche altri effetti negativi, come il ritorno dei Bund tedeschi in territorio negativo. I titoli di Stato tedeschi da poco erano tornati in territorio positivo dopo anni.

Così l’unico asset a calmare gli investitori resta l’oro, il prezzo del metallo giallo è previsto in risalita per tutto il 2022 anche se la guerra si dovesse fermare.

L’inflazione, infatti, guerra o non guerra, era già destinata ad un ciclo lungo di rialzo per via dell’uscita dalla pandemia e della transizione energetica che impatta sulle materie prime. Ora si è aggiunta l’aggressione da parte della Russia all’Ucraina e i due paesi sono grandi fornitori di commodity per l’Europa e il resto dell’Occidente.

Le fonti energetiche scarse e le nuove aperture

Non c’è molto da fare se la Russia deve essere esclusa dal mercato globale e ridotta a un paria, bisogna approvvigionarsi almeno di petrolio e di gas naturale da qualche altra parte.

Servirà del tempo, ma la politica è già in movimento. L’Italia ha già stretto accordi con il governo algerino e quello qatariota, il ministro della Transizione energetica Cingolani ha affermato al Tg1 che entro l’anno quasi la metà del gas russo che importiamo sarà sostituito da altri partner.

Per il petrolio, gli Stati Uniti sono disposti a riammettere il Venezuela facendo decadere l’embargo. Una delegazione diplomatica USA si recherà presto da Maduro.

In Iran l’embargo sul petrolio potrebbe cadere nel caso in cui a Vienna si dovesse giungere ad un accordo sul nucleare. Probabile che l’accordo si troverà.

Con l’immissione sul mercato mondiale del petrolio venezuelano e del petrolio iraniano, tra i maggiori produttori al mondo, il prezzo del petrolio difficilmente riuscirà a salire ulteriormente. Inoltre, compenserà quello russo che si vuole tagliare fuori.

L’intervento delle Banche centrali

Con un’inflazione così elevata, cosa faranno le banche centrali europea e quella statunitense?

Questa settimana si riunisce il board della Banca centrale europea (BCE), si prevede che Christine Lagarde fermi come già previsto il programma di riacquisto titoli pandemico PEPP, ma che non si pronuncerà sullo stop al programma APP.

La Bce vuole evitare l’errore del 2011, anticipando di troppo azioni sulla politica monetaria che potrebbero pregiudicare la crescita. Per ora i tassi nell’euro zona non si toccano.

La Fed, invece, dopo aver “stoppato” il suo piano di riacquisto titoli, si appresta ad aumentare i tassi di interesse per la prima volta dal 2018.

Jerome Powell e il FOMC non possono fare diversamente, l’occupazione negli USA viaggia su livelli ottimali garantendo un recupero dei posti di lavoro pre-pandemia, e l’inflazione è stimata all’8%. Così alta non la si vedeva da 40 anni.

La prossima settimana, quindi, la Fed potrebbe alzare i tassi di interesse dello 0,25% e forse non si spingerà oltre a causa dell’incertezza che si è aggiunta con la guerra in Ucraina voluta da Putin e dal suo regime dittatoriale.

Stagflazione

Il timore è la stagflazione. L’eccessivo rialzo dei prezzi, infatti, potrebbe frenare in modo molto deciso la crescita economica in questa fase di ripresa post crollo pandemico.

Una tregua o un accordo di pace tra Russia e Ucraina scioglierà la situazione? Probabilmente aiuterà i mercati a riprendersi nell’immediato, ma se le sanzioni alla Russia dovessero permanere resterà sul lungo periodo una certa aria d’incertezza.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

Hai trovato utile questo articolo?

Pubblicita'