L’aumento dell’occupazione supera inaspettatamente le previsioni

A gennaio, le buste paga dei settori non agricoli degli Stati Uniti hanno registrato un incremento di 227000 unità, più delle 200000 previste dopo la correzione al rialzo del dato dicembre, pari a 157000 nuovi occupati. L’aumento di novembre di 204000 posti di lavoro non è stato corretto. Il tasso di disoccupazione è salito dal 4,7% al 4,8% e deriva essenzialmente dall’incremento del tasso di partecipazione della forza lavoro dal 62,7% al 62,9%. Le retribuzioni orarie medie sono aumentate dello 0,1% a fronte del precedente 0,2%, correzione al ribasso del dato preliminare dello 0,4%. Le ore di lavoro sono rimaste invariate a 34,4. I nuovi occupati sono 237000 nel settore privato, 45000 in quello della produzione dei beni, 36000 nell’edilizia e 5000 nel settore manifatturiero. I servizi vedono l’occupazione aumentare di 192000 unità e le imprese mostrano 39000 nuovi posti di lavoro. Il pubblico impiego cede, invece, 10000 occupati. I mercati azionari paiono concentrarsi sul modesto dato delle retribuzioni orarie, che riduce le probabilità di un incremento dell’inflazione.

Oltre alla Fed, nessuna banca centrale pare interessata all’innalzamento dei tassi di interesse. La Banca Popolare Cinese ha inviato un segnale restrittivo aumentando i tassi a breve. La prima sessione di trading dopo la lunga pausa per le festività del capodanno lunare è iniziata con l’aumento di 10 punti base del tasso repo sulle operazioni di mercato aperto da parte della Banca Popolare Cinese. La misura è in vigore da oggi e offre un ulteriore segnale di come la banca centrale cinese sia concentrata sul tentativo di controllare una bolla nel settore immobiliare. Alcuni ritengono, invece, che la decisione rappresenti un tentativo di arrestare il deprezzamento dello yuan.