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Il Ftse supera gli altri indici europei, mentre la sterlina si muove in ribasso a seguito della dichiarazioni di May

Da:
David Becker
Pubblicato: Jan 9, 2017, 15:50 UTC

Le borse europee si sono mosse in gran parte in negativo, tranne il Ftse 100 che supera le altre piazze con un lieve rialzo. A seguito delle dichiarazioni

Il Ftse supera gli altri indici europei, mentre la sterlina si muove in ribasso a seguito della dichiarazioni di May

Le borse europee si sono mosse in gran parte in negativo, tranne il Ftse 100 che supera le altre piazze con un lieve rialzo. A seguito delle dichiarazioni sulla Brexit della primo ministro britannica, Theresa May, la sterlina è sotto pressione. Diversamente, il Ftse 100 pare non curarsi delle affermazioni di May, che si dichiara pronta a rischiare l’uscita dal mercato unico pur di riottenere il pieno controllo dell’immigrazione e dei confini del Regno Unito.

Negli Stati Uniti, dopo il rialzo della giornata di venerdì, che ha visto il Dow Jones testare nuovamente quota 20000, le borse si muovono in lieve ribasso. In Giappone, i mercati sono chiusi per festività, mentre le altre piazze sono riuscite a muoversi in rialzo, con l’Asx 200 che chiude con un guadagno dello 0,90%.

Il deprezzamento della sterlina può avere contribuito a sostenere lo Ftse 100, per la maggior parte composto dai titoli di grandi imprese multinazionali. Nell’Eurozona, i mercati della periferia si muovono in negativo, ma lo steso Dax perde lo 0,46%  su base giornaliera, mentre il Ftse 100 sale dello 0,17%. In particolare, Lufthansa ha subito la pressione di alcuni commenti negativi, contrastando con l’andamento positivo di Volkswagen, seguito ai dati sulle vendite del 2016, che hanno superato le aspettative. Le letture nettamente positive degli ordini e delle esportazioni in Germania non sono riuscite a imprimere al Dax uno slancio al rialzo duraturo.

La disoccupazione dell’Eurozona è stabile al minimo degli ultimi sette anni del 9,8%: il dato evidenzia come il miglioramento dell’attività economica abbia raggiunto anche il mercato del lavoro. Tuttavia, le disparità tra gli Stati membri rimangono notevoli. In Germania, il tasso di disoccupazione è, infatti, di appena il 4,1% a fronte del 19,2% in Spagna. A ogni modo, le differenze vanno riducendosi. La Grecia, che non ha ancora pubblicato i dati di ottobre e novembre, continua a mantenere il primato della disoccupazione, che supera il 20%.

La disoccupazione giovanile continua a preoccupare, con i giovani al di sotto dei 25 anni privi di un impiego che nell’Eurozona che salgono dal 20,9% di ottobre al 21,2% di novembre. La lettura rimane al di sotto del 21,8% dello scorso anno, ma l’attuale incremento conferma una situazione preoccupante per la stabilità sociale.

Le dichiarazioni della primo ministro britannica, Theresa May, secondo cui il Regno Unito potrebbe uscire dal mercato unico, non sono state accolte con favore dai mercati. Gli investitori temono, infatti, che il tempo necessario a negoziare accordi commerciali con i singoli Stati membri dell’UE possa danneggiare gli scambi. Un ulteriore fattore di preoccupazione è costituito dall’incertezza che circonda la tempistica del divorzio tra Londra e Bruxelles.

In Germania, la produzione industriale di novembre è salita dello 0,5%, poco meno delle aspettative, ma con il dato di ottobre corretto al rialzo. La lettura non sorprende dopo l’andamento altalenante degli ordini a ottobre-novembre, che ha reso difficile individuare la produzione, dato che molto dipende da quandogli ordini vengono effettuati. Il dato annuale è stato superiore alle aspettative, con un incremento dall’1,6% al 2,1% su base annua che, mentre la tendenza media trimestrale a novembre si è ridotta, rimane una lettura solida e coerente con la generale crescita nel quarto trimestre. I dati sugli ordini e sulla fiducia mostrano, infatti, che la ripresa è ancora intatta.

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