La sensazione che si ha leggendo in questi giorni le notizie che arrivano dalle varie banche centrali è quella di un’America che è perfettamente
La sensazione che si ha leggendo in questi giorni le notizie che arrivano dalle varie banche centrali è quella di un’America che è perfettamente consapevole di aver messo in difficoltà, con la fine del QE, diverse aree economiche concorrenti. Il Giappone è stato il primo e la mossa di Abe degli ultimi giorni, nuovo QE per comprare voti nelle elezioni di dicembre, appare tanto disperata quanto forse inutile. Ha fatto impressione la pronta replica del ministro delle finanze nipponico circa l’eccessiva velocità di svalutazione dello Yen, quasi ad essere preoccupato di perderne il controllo. I paesi emergenti sono già in recessione (Brasile e presto Russia) e la Cina ha subito risposto al Giappone con un taglio dei tassi di interesse; considerando che l’economia cinese è ancora gonfia come un pallone nel mondo del credito questa mossa più che monetaria è politica.
Poi c’è l’Europa con Draghi che disperatamente sta facendo per ora leva sul cambio EurUsd per allontanare lo spettro della deflazione. Probabile che il governatore si sia accorto che anche questo non è sufficiente ed ora spinge sull’acceleratore per il QE sui titoli di stato. In tutto questo l’America gode dei capitali che rientrano ed un’economia risanata prima degli altri. Questa settimana vedremo i dati americani del Pil del terzo trimestre il 25/11 assieme ai prezzi delle case, gli ordini di beni durevoli, la fiducia dei consumatori e la vendita di case il 26/11.
DEFLAZIONE TRA NOI
Draghi non crediamo si sarebbe esposto venerdì in modo così netto se non fosse convinto che ormai prendersi un paio di mensilità di tasso negativo di variazione nei prezzi al consumo europei sarà inevitabile. Molto “hawkins” come dicono gli inglesi, il Presidente della Bce ha espresso preoccupazione soprattutto sui tempi, quasi a lanciare un messaggio che a gennaio 2015 sarà obbligatorio fare qualcosa pena una sindrome giapponese che necessiterebbe di anni per essere rimossa. Attenzione all’IFO tedesco del 24/1, al Pil tedesco il 25/11, al Pil inglese il 26/11, alla disoccupazione tedesca il 27/11 e alle vendite al dettaglio tedesche del 28/11.
VERSO LE ELEZIONI
Le dimissioni di Abe e la contestuale decisione di votare fra un mese rappresentano una mossa molto rischiosa anche perché la classe media giapponese, falcidiata dal calo dei salari reali, potrebbe voltare le spalle al presidente uscente. La settimana entrante offrirà nella giornata di venerdì 28 una infornata di dati molto numerosa. Disoccupazione, vendite al dettaglio, produzione industriale ed inflazione; la volatilità sullo Yen è garantita.
TRADE DELLA SETTIMANA
Rompe gli indugi il cambio EurTry con le notizie provenienti dalla Bce. Il range 2.80/2.90 ha trovato la sua via d’uscita nella parte bassa creando a questo punto la concreta possibilità di vedere una discesa del cross verso area 2.60/2.62, un rally che non inficerebbe il bull market di EurTry di lungo periodo, ma che contribuirebbe a normalizzare gli eccessi accumulati nel mese di gennaio 2014. A 2.60 si trova il massimo del 2011 ed è prevedile che oltre non si andrà, ma considerando i ricchi interessi offerti dai bond turchi il trade short si può tentare.
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