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Le borse europee si muovono in ribasso a causa del continuo timore di guerre commerciali e dell’incremento del rischio geopolitico

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David Becker
Aggiornato: Jan 30, 2017, 22:39 GMT+00:00

Nonostante i dati migliori delle aspettative del'indice sulla fiducia del sentimento economico, le borse dell'Eurozona si muovono in ribasso. Il Dax è

Le borse europee si muovono in ribasso a causa del continuo timore di guerre commerciali e dell’incremento del rischio geopolitico

Nonostante i dati migliori delle aspettative del’indice sulla fiducia del sentimento economico, le borse dell’Eurozona si muovono in ribasso. Il Dax è nuovamente sceso al di sotto della soglia critica di quota 18000 e i mercati dei paesi perficerici dell’area dell’euro registrano l’andamento peggiore. In Italia, il Mib è sotto pressione e perde più del 2%. In particolare, i titoli bancari sono sotto pressione, con UniCredit SpA, la più grande banca italiana, che perde di più del 5% a seguito del suo annuncio secondo cui la Bce ha richiesto il miglioramento del piano per la gestione dei prestiti in sofferenza. Il generale ribasso delle borse europee si inserisce nel più ampio quadro della correzione sperimentata dai mercati in tutto il mondo a causa della preoccupazione per le guerre commerciali e per il crescente rischio geopolitico, fattori che pesano sulla fiducia degli investitori. Al momento, il Dax si muove in ribasso e l’Euro Stoxx 50 cede circa l’1%. Per una volta, nonostante il deprezzamento della sterlina e il generale incremento dell’avversione al rischio, l’andamento del Ftse 100 non è peggiore di quello degli altri indici.

La Grecia non ha ottenuto la revisione del proprio piano di salvataggio. I creditori hanno, infatti, rifiutato la proposta del governo di Atene, il quale ha ammesso che 2/3 delle azioni del piano di salvataggio non sono ancora stati piazzati. Per l’Ue, non vi è motivo di “valutazioni allarmistiche” sul debito greco.

Il greggio ha guadagnato lo 0,4%, per salire a 53,40$ e avvicinarsi al massimo intragiornaliero di 53,46$. Quella odierna è la sesta sessione consecutiva in cui il prezzo ha oscillato intorno ai 53,0$, con un minimo giornaliero di 52,84$. Tale quotazione è stata toccata mentre i mercati assimilavano i dati che riportano un ulteriore incremento del numero di pozzi petroliferi attivi negli Stati Uniti. A quanto pare, nel mese di gennaio, i membri dell’Opec hanno ridotto la produzione di 900000 barili al giorno, pari a soltanto la metà della riduzione stabilita dall’accordo di Vienna. Il desiderio dell’Opec di prezzi al di sopra dei 60$ è ancora lontano dall’avverarsi.

A dicembre, la fiducia dell’Eurozona ha superato le aspettative

L’indice Esi della fiducia nell’economia dell’Eurozona ha superato le attese, aumentando dal 107,8 di dicembre a 108,2. Dopo i dati vari sulla Germania, le previsioni sull’Esi erano state improntate a cautela. Tuttavia, i risultati definitivi sono nettamente positivi, con la fiducia dei consumatori che viene corretta al rialzo da una lettura preliminare già soddisfacente. Inoltre, le fiducia nel settore industriale e in quello dei servizi sorprendono in positivo.

I dati sull’inflazione dei Länder tedeschi sono stati diversi. La prima pubblicazione, sulla Sassonia, ove il tasso è balzato al 2,3% su base annua, ha spaventato i mercati, trascinando i Bund in ribasso. Tuttavia, i dati sugli altri Stati sono stati più equilibrati, mostrando che, a gennaio, almeno in Baviera il tasso annuo è rimasto invariato, mentre nella Renania settentrionale – Westfalia è aumentato di appena lo 0,2%.

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