Sembra dai primi dati della settimana (ISM manifattura) che l'economia americana ha ricominciato a marciare ad un buon ritmo, di fatto metabolizzando la
Sembra dai primi dati della settimana (ISM manifattura) che l’economia americana ha ricominciato a marciare ad un buon ritmo, di fatto metabolizzando la negativa pausa economica generata dall’effetto maltempo nel primo trimestre.
EurUsd rimane sempre preda dell’incertezza legata a quelle che saranno le scelte di Draghi e della Bce giovedì. Se il Governatore non andrà oltre quelle che sono le aspettative del mercato (taglio dei tassi ufficiali e tasso di deposito negativi) difficilmente avremo uno sfondamento verso il basso del cambio sempre posizionato in prossimità della media mobile a 200 giorni.
Draghi però ci ha stupito già in diverse maniere e quindi non si può escludere un nuovo colpo di teatro capace di invertire definitivamente la tendenza del cambio più importante al mondo.
Tecnicamente un oscillatore come il Relative Momentum Index su scala weekly sembra in effetti propendere per una soluzione bearish nei prossimi mesi, almeno stando al comportamento passato del cambio in occasione di ipercomprati così definiti. E’ abbastanza evidente comunque che l’area critica di supporto ed al di sotto della quale si parlerebbe di inversione di tendenza è 1.3450, perciò…parola a Draghi.
Per quello che riguarda lo Yen avevamo già anticipato come “obbligata” la debolezza della valuta nipponica in questa settimana in quanto era necessaria una reazione per evitare uno sfondamento di supporti (UsdJpy 100 e EurJpy 138) che avrebbero provocato un ulteriore rafforzamento dello Yen, ma soprattutto una messa in discussione di quella svalutazione che ha accompagnato finora l’Abenomics.
Troppi però sono ancora gli speculatori net short sul mercato dei futures per garantire allo Yen una nuovo potente ondata di debolezza e per questo lo scenario di trading range rimane il nostro preferito anche per le prossime settimane.
Certamente i grafici di più lungo periodo possono aiutarci a capire come alcuni eccessi sono stati comunque smaltiti. Prendiamo ad esempio il grafico seguente.
UsdJpy tende ad essere considerato surriscaldato quando la sua variazione annua supera il +20%. Questa percentuale non intercetta un massimo primario, ma lo anticipa di qualche mese soprattutto mettendo in guardia gli investitori circa i rischi che si cominciano a correre vendendo Yen in quel momento. E’ stato così nel 1998, nel 2001 e nel 2005 e la stessa cosa è successa nel 2013. Il processo di normalizzazione della salita è già a buon punto con il cambio che mostra adesso un tasso di variazione pari a zero. Purtroppo però questa informazione non è sufficiente per prendere posizione long sul cambio con tranquillità in quanto, come si vede negli altri casi, non è da escludere un raggiungimento di un bilancio annuo di almeno -10% prima di assistere ad un bottom primario.
Momento tecnicamente molto delicato per UsdCad. Il Loonie ha reagito in maniera egregia al test del 50% di ritracciamento dell’intero bear market riportandosi adesso a contatto con la parete inferiore della banda di Bollinger settimanale, supporto dinamico mai violato da settembre 2012, ovvero da quando è ripartito il bull market. Correzione in parte dovuta dagli eccessi e che a dire il vero potrebbe anche spingersi fino a 1.06 senza modificare la view bullish di lungo periodo, ma certamente chi non crede nel dollaro canadese qui ha una buona occasione per vendere.
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