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Chi fa più paura ai mercati, la crisi in Ucraina o la Fed?

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Feb 21, 2022, 08:52 UTC

Chi fa più paura ai mercati finanziari e agli investitori dalle menti fredde, la crisi in Ucraina o le prossime mosse della Fed?

mercati

Il fine settimana è stato da incubo per la diplomazia occidentale.

Alla Conferenza di Monaco la Russia non si è presentata ed è stata la prima volta in 20 anni.

Putin si è mostrato a tutto il mondo nella war room per le operazioni di lancio di missili strategici nucleari (non armati) insieme al vassallo Lukashenko.

Nel Donbass il nervosismo è salito con la dichiarazione della mobilitazione generale, lo spostamento in massa di decine di migliaia di persone dalla città di Donetsk, e oltre 1.000 eventi militari segnalati dagli osservatori Osce nella sola giornata di domenica.

Nonostante il quadro geopolitico in Ucraina sia questo, non è detto che le “menti fredde” dei mercati abbiano più timore di una terza guerra mondiale (che non ci sarà) rispetto alle mosse di Jerome Powell e compagni alla Fed.

I mercati sulle tensioni tra Russia, Europa e Stati Uniti sull’Ucraina si sono scossi, ma è la solita paura di chi vede in ogni notizia o evento negativo una catastrofe imminente.

La situazione in Ucraina

La crisi geopolitica alle porte dell’Europa, per quanto potrebbe sempre sfuggire di mano, è in realtà incanalata verso la ricerca di un accordo che salvi la faccia di Putin e di Biden.

La scorsa notte il presidente francese Macron ha chiamato due volte Putin al telefono, la seconda quando a Mosca erano le 2 del mattino, per trovare un punto d’incontro e garantire che Biden e Putin si vedano da vicino per salvare la faccia davanti agli occhi del mondo e tornare tutti a casa vincitori senza aver sparato un solo colpo.

A vedere la timida ripresa delle Borse europee di questa mattina, parrebbe che appunto i mercati finanziari hanno compreso che si sta giocando una partita a scacchi sul piano diplomatico per portare tutti a casa un risultato. Quale sarà lo vedremo nelle prossime settimane.

I mercati finanziari e le mosse della Fed

Nonostante altre banche mondiali abbiano già più volte innalzato i tassi di interesse a partire dal 2021 per contrastare l’inflazione interna, la forte dipendenza della finanza dal mercato statunitense pone le mosse della Fed al centro della scena globale.

Se la Fed si siede male sulla sedia, i mercati si spaventano: è così. Quindi occhio alle mosse della Fed, perché fino a ora è stata prudente ma forse qualche mossa falsa l’ha fatta.

Quali? Anzitutto hanno sbagliato la previsione su una inflazione passeggera lo scorso anno. Poi da agosto del 2021 Jerome Powell dice che saranno meno di manica larga e che inizieranno a ridurre la liquidità dei mercati, per poi alzare i tassi di interesse, ma questi ultimi li alzerà solo a marzo e non si sa di quanto.

Intanto, però, l’inflazione potrebbe essersi già posta su di una parabola discendente e quindi l’innalzamento dei tassi di interesse potrebbe arrivare in ritardo.

Recessione non necessaria

Bisogna evitare una recessione, questo il vero scenario che preoccupa le “menti fredde” dei mercati finanziari.

Questi sono preoccupati di una potenziale recessione non necessaria causata dalla Fed.

Questo scenario preoccupa di più perché la curva dei rendimenti americani tra titoli a lunga e a breve scadenza è ultra piatta. Spesso quando si presenta questo scenario, è indicatore precursore di una recessione in arrivo. Anche se già nel 2019 si temeva e non è accaduto nulla.

Su una recessione i mercati correggerebbero ancor più pesantemente di quanto visto sino a ora.

Il 2022 e il 2023 saranno importanti per la stabilizzazione tra inflazione, crescita reale del Pil e tassi dei Fed Fund. La divergenza prolungata dei tre valori indicherebbe guai in vista.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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