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A causa della dominante avversione al rischio, le borse si muovono in ribasso

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David Becker
Pubblicato: Apr 13, 2017, 13:40 GMT+00:00

A causa dell'avversione al rischio, che continua a dominare i mercati, le piazze asiatiche hanno chiuso in gran parte in negativo, mentre le borse europee

A causa della dominante avversione al rischio, le borse si muovono in ribasso

A causa dell’avversione al rischio, che continua a dominare i mercati, le piazze asiatiche hanno chiuso in gran parte in negativo, mentre le borse europee si muovono in ribasso. Alla chiusura, il Nikkei perdeva lo 0,68% e l’Asx cedeva lo 0,74%. I titoli delle imprese minerarie e dei produttori di acciaio sono stati colpiti dal ribasso del minerale di ferro, che ha controbilanciato il rialzo delle azioni degli sviluppatori cinesi. Tuttavia, a fronte di una tendenza generalmente negativa, lo Hang Seng ha subito perdite inferiori e il Csi è riuscito a registrare un lieve rialzo. In Europa, le borse dei paesi della periferia dell’Eurozona si muovono nuovamente in ribasso, con il Ftse Mib che cede circa lo 0,9% a causa della preoccupazione per le condizioni del settore bancario. La tranquillità che distingue le operazioni sulle borse europee potrebbe mutarsi in un incremento della volatilità. Infine, la pressione è aumentata a causa delle dichiarazioni di Trump sull’apprezzamento del dollaro.

Nel corso di un’intervista al Wsj, Trump ha affermato: “A mio parere, il nostro caro dollaro si sta apprezzando troppo”, aggiungendo che è “in parte” colpa sua, “perché le persone si fidano di me.” Tali dichiarazione hanno premuto sul dollaro durante la sessione asiatica, sebbene il successivo ribasso pare essere stato limitato dal fatto che, per Trump, gli Stati Uniti non intendono accusare la Cina di manipolazione della valuta. Diversamente da quanto dichiarato durante la campagna elettorale, Trump ha, infine, affermato che potrebbe proporre a Yellen un secondo mandato come presidente della Fed.

Secondo l’Aie, il mercato petrolifero è prossimo all’equilibrio

Nel suo ultimo rapporto mensile, pubblicato nella giornata di giovedì, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) sostiene che il mercato petrolifero è “notevolmente vicino all’equilibrio”. Secondo l’Aie, se vi fosse una “stretta aderenza” ai tagli alla produzione decisi dall’Opec, i livelli delle scorte diminuirebbero. Tuttavia, l’Aie ha anche corretto al ribasso le previsioni di crescita, evidenziando come, negli ultimi due mesi, la domanda globale sia stata inferiore alle previsioni. L’Eia ha, infine, osservato che la produzione dei paesi non aderenti all’Opec tornerà presto ad aumentare.

In Italia, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato corretto in lieve rialzo dall’1,3% all’1,4% annuo. Tuttavia, il dato rimane inferiore all’1,6% annuo dello scorso mese. A marzo, il tasso nazionale è sceso all’1,4%: uno dei principali fattori di tale declino è rappresentato dalla riduzione del prezzo dei generi alimentari e dell’energia, fenomeno che ha interessato anche altri paesi dell’Eurozona. A ogni modo, il ritardo con cui quest’anno cade la Pasqua potrebbe avere influito sul rallentamento dell’inflazione ad aprile. Pertanto, sebbene i dati sull’Italia rimangono al di sotto della media dell’Eurozona e dell’obiettivo di stabilità dei prezzi fissato dalla Bce al 2%, nei prossimi mesi l’inflazione dovrebbe tornare ad aumentare, specialmente in caso di rimbalzo del prezzo del petrolio.

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