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Azioni small cap su cui investire e titoli gonfiati da evitare

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Nov 26, 2021, 08:33 UTC

Le azioni small cap su cui investire nei prossimi mesi e i titoli gonfiati da evitare per non cadere vittime di bolle speculative in atto.

azioni small cap

Ci troviamo in un momento dei mercati azionari e in generale della “vita” economica dell’intero pianeta, in cui determinate condizioni si sono unite creando una situazione insolita e mai vista prima.

Da una parte abbiamo la pandemia che a tratti rialza la testa, da un’altra parte la carenza di materie prime, da un’altra parte ancora i porti bloccati e la catena di distribuzione conseguentemente in ritardo in punti strategici del pianeta. Le economie, però, riaprono e le strozzature favoriscono una inflazione che non si sa dove voglia dirigersi. Verso il basso? Verso l’alto?

Ecco perché qui vogliamo presentare alcune azioni small cap su cui investire, mettendo l’investitore in allerta sui titoli azionari gonfiati come dei palloncini che se solo li tocchi con uno spillo…

Partiamo dai primi.

Azioni small cap su cui investire

Ubs per Milano Finanza ha stilato una lista di 20 azioni small cap su cui vi è una preferenza “buy”. Sono società small cap quotate presenti nei listini delle borse europee in particolare, che in generale hanno fatto meglio degli indici di benchmark principali.

I nomi delle small cap proposti sono i seguenti (riportati in base alla Borsa dove sono quotati).

  • Borsa di Londra: Aveva Group; Berkeley Group Holdings; Hays; Melrose Industries; National Express Group; Smurfit Kappa.
  • Borsa di Zurigo: Barry Callebaut; Datwyler Holding; EFG International.
  • Borsa di Amsterdam: CTP NV.
  • Borsa di Stoccolma: Securitas.
  • Borsa di Vienna: Andritz; BAWAG Group.
  • Borsa di Madrid: Indra; Talgo; Unicaja.
  • Borsa di Francoforte: Krones; Scout24.
  • Borsa di Parigi: Ubisoft.

Accanto a questi titoli, molti dei quali con un prezzo non sempre alla portata di tutti gli investitori, si segnalano le small cap di Borsa Italiana e anche tutti quei titoli azionari quotati a Piazza Affari che, pur se poco noti al grande pubblico, hanno potenziale di crescita.

In alcuni, infatti, casi può risultare più fruttuoso acquistare titoli azionari promettenti, ma che hanno un basso prezzo, rispetto a quei titoli che già valgono decine di euro.

Titoli azionari gonfiati

Passiamo dalle azioni small cap ai titoli gonfiati, cioè a quei titoli che durante la pandemia sono cresciuti tanto, ma davvero tanto.

Tali titoli ora appaiono come il paradiso da raggiungere, e così ancora in tanti si ammassano tutto intorno. Alcuni restano solo a guardare perché già solo acquistare una sola azione che vale 3.500 dollari, equivale ad almeno un paio di stipendi.

E sono esattamente queste azioni dalle quali sarebbe bene stare alla larga, così come è opportuno stare alla larga da titoli in ipercrescita ma con una qualità davvero molto bassa, ci suggeriscono gli analisti di Vontobel attraverso il Financialounge.

Quali sono questi titoli gonfiati? Senza fare nomi, possiamo dividere tali titoli in due categorie:

  1. titoli gonfiati sostenuti dalle vendite: sono quei titoli che hanno beneficiato della pandemia e che sono esplosi in termini di valore, vuoi perché i loro servizi digitali sono stati utilizzati massicciamente durante il 2020 e la prima metà del 2021, o perché durante i mesi di maggiore chiusura sono risultati essere gli unici “negozi aperti” sul pianeta. Come si fa notare, gli utili non possono crescere all’infinito. Ad un certo punto il ciclo positivo finisce, il settore giunge a una fase di maturazione e i margini di crescita risicati, quindi il titolo può crollare.
  2. Titoli gonfiati sostenuti dalle promesse: si ha un esempio di questo tipo di azioni nella presunta bolla dei titoli legati alla nicchia delle auto elettriche. Di recente è stata quotata una società al Nasdaq, il cui valore ha superato per un po’ quello di Ford e General Motors. Peccato che l’azienda non ha ancora venduto una sola auto…

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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