Articolo tratto dalla colonna reuters a firma di John Kemp - Contiene aggiornamenti sulla situazione in Venezuela
Il prezzo del petrolio quest’anno sarà influenzato principalmente dalla salute dell’economia globale e per questo motivo gli operatori di mercato stanno ampiamente monitorando i prezzi dei mercati azionari e obbligazionari negli ultimi mesi.
La crescita della produzione di scisti statunitensi, la politica dell’OPEC e dei suoi alleati, le sanzioni statunitensi sull’Iran e la minaccia di sanzioni sul Venezuela potrebbero avere un impatto molto forte sul prezzo del greggio; ma questo impatto sarà secondario ed è più probabile che siano i prezzi del greggio a determinare ciò che accadrà in futuro, portando la politica a fare scelte diverse.
Il Fondo Monetario Internazionale, questo 21 gennaio, ha dichiarato che per capire dove sono diretti i prezzi degli energetici bisognerebbe prevedere cosa accadrà all’economia globale.
L’espansione economica globale ha perso slancio dalla metà dell’anno scorso, e ci sono segnali che il rallentamento sta peggiorando negli ultimi mesi, con rischi al ribasso, quindi il consumo di petrolio, in particolare i distillati medi come il diesel, che sono strettamente legati al trasporto merci e all’attività industriale, è probabile che cresca più lentamente nel 2019.
La riduzione dei prezzi del greggio e l’introduzione di nuove normative antinquinamento sui carburanti per il trasporto marittimo compenseranno parte del rallentamento implicito, ma la crescita dei consumi è ancora destinata a rallentare. L’entità del rallentamento dipende dal fatto se la crescita globale ricomincia ad accelerare, si stabilisca in una zona estesa estesa o cada in una vera e propria recessione.
La produzione statunitense di greggio, condensati e liquidi per il gas è aumentata di oltre 2 milioni di barili nel 2018, il più grande aumento di un anno registrato in ogni singolo paese nella storia dell’industria petrolifera. Il frenetico boom dello shale, accompagnato da segnali di rallentamento della crescita dei consumi e inaspettatamente generose esenzioni da sanzioni USA sulle esportazioni di petrolio dell’Iran, ha spinto il mercato verso un ampio surplus nel quarto trimestre.
L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) ed i suoi alleati hanno annunciato piani per ridurre la loro produzione combinata di 1,2 milioni di barili al giorno per impedire che il mercato del petrolio subisca un eccesso di offerta. I tagli precoci e aggressivi della produzione del gruppo sembrano aver rimosso gran parte del surplus a breve termine nel mercato petrolifero e hanno avuto l’effetto di aumentare il sentiment dei mercati. Gli hedge fund e altri gestori di fondi infatti hanno smesso di vendere futures e opzioni legate al greggio Brent e al gasolio europeo e sono diventati piccoli compratori di entrambi dall’inizio dell’anno.
La situazione Venezuelana sta evolvendo velocemente con il governo americano che ha già riconosciuto Guaidó come Presidente del Venezuela, ribadendo il suo disprezzo avverso Nicolás Maduro. “Nicolas Maduro e il suo regime sono illegittimi – afferma Donald Trump – e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge”.
Maduro ha poi annunciato di aver rotto qualsiasi relazione diplomatica con gli States, invitando i diplomatici a lasciare il paese: “Ci difenderemo a ogni costo”, promette, mentre da Washington il tycoon ricorda come “tutte le opzioni sono sul tavolo”.

Le materie prime del settore energetico hanno reagito in maniera diversa quest’oggi ai nuovi sviluppi della situazione venezuelana con il WTI che alle 17:45 ora italiana guadagna quasi un punto percentuale, scambiando a quota 53,13 dollari per barile. Il Brent, benchmark londinese, invece perde più di mezzo punto, scambiando a quota 60,78 dollari per barile.
Il cambio di rotta del WTI ha significato anche una riduzione dello spred fra Brent e WTI che oggi è tornato per la prima volta da mesi al di sotto dei 7 dollari.
Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.