Il calo della produzione in Arabia Saudita e la brusca frenata del settore petrolifero di olio di scisto Americano facilitano il recupero dei prezzi del greggio.
L’offerta petrolifera del OPEC è diminuita a Dicembre, fornendo un minimo di produzione che non si vedeva da quasi due anni, secondo un sondaggio di Reuters; il brusco calo è dovuto al fatto che l’Arabia Saudita ha iniziato ad accettare un accordo di limitazione delle forniture, mentre Iran e Libia hanno registrato cali involontari.
L’organizzazione dei 15 paesi esportatori di petrolio ha pompato 32,68 milioni di barili al giorno il mese scorso, stando al sondaggio di ieri, in calo di 460.000 barili a partire da novembre; se confermato sarebbe il maggior calo mensile da gennaio 2017.
L’indagine suggerisce che l’Arabia Saudita e alcuni dei suoi alleati hanno agito unilateralmente per sostenere il mercato dal momento in cui i prezzi del greggio sono scivolati sulla possibilità di un nuovo eccesso. L’accordo formale dell’OPEC e dei suoi alleati per ridurre l’offerta nel 2019 è entrato in vigore solo questo Martedì.
Il contratto del petrolio LCOc1 è scivolato a $ 56 al barile da un massimo di quattro anni di $ 86 in ottobre sui segni di eccesso di offerta. Mentre l’OPEC non ha escluso ulteriori azioni, i funzionari sperano che i prezzi saranno sostenuti da ulteriori cali di produzione a gennaio, grazie all’attuazione del nuovo accordo.
Il più grande calo dell’offerta OPEC secodo il sondaggio reuters sembrerebbe essere arrivato dall’Arabia Saudita ed ammonta a 400.000 barili al giorno. L’offerta saudita a novembre ha raggiunto il record di 11 milioni di barili al giorno, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto di pompare più petrolio per frenare l’aumento dei prezzi e recuperare le perdite dall’Iran.
Il regno ha detto che prevede di andare ancora più avanti a gennaio offrendo un taglio maggiore di quello richiesto dall’accordo OPEC +. Il secondo più grande calo si è verificato negli Emirati Arabi Uniti, che come l’Arabia Saudita ha ridimensionato volontariamente l’offerta. Il terzo più grande è stato un taglio involontario della Libia, dove i disordini hanno portato alla chiusura del più grande giacimento petrolifero del paese. La produzione dell’Iran è invece diminuita ulteriormente poiché le sanzioni statunitensi hanno scoraggiato le aziende dall’acquisto del petrolio iraniano. Secondo fonti del settore, tuttavia, l’Iran ha mantenuto le sue esportazioni, aiutato da deroghe per le sanzioni concesse a otto compratori e da ostinati sforzi iraniani per continuare a vendere greggio.
Per quanto concerne la produzione di scisto americana, la crescita dell’attività del settore energetico ha subito un brusco e significativo rallentamento nel quarto trimestre del 2018, secondo i dirigenti del settore petrolifero e del gas che hanno risposto al sondaggio sulla Fed Energy di Dallas. L’indice di attività economica, la più ampia misura delle condizioni rilevate dall’indagine presso le imprese energetiche del distretto undicesimo, è rimasto positivo, ma a malapena, passando da 43,3 nel terzo trimestre a 2,3 nel quarto. Le letture vicine allo zero indicano che l’attività è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al trimestre precedente, una rottura rispetto al trend di crescita dell’attività di 10 quarti. Il calo dell’indice del quarto trimestre è stato trainato dalle società di esplorazione e produzione (E & P) e dai servizi petroliferi.
Sulla scia di queste notizie estremamente positive, alle 13:00 ora italiana il Brent guadagna quasi due punti e mezzo percentuali; se confermata la chiusura settimanale porterebbe ad un recupero di 3 dollari rispetto all’apertura di Lunedì.
Il WTI invece sta scambiando a 48,12 dollari al barile in rialzo di poco più di due punti percentuali, con un recupero settimanale approssimativo anch’esso vicino ai 3 dollari. Lo spread Brent/WTI rimane costantemente vicino ai 10 dollari.
Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.