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L’oro pronto a brillare ancora?

Da:
Carlo Alberto De Casa
Aggiornato: Apr 11, 2019, 12:46 UTC

Il 2018 si è concluso con l’oro sugli scudi, con un trend positivo che è proseguito anche nella prima parte del 2019.

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È poi arrivata una battuta d’arresto in queste ultime settimane, caratterizzate da una ripresa di forza del dollaro sul forex market, solitamente fattore negativo per l’oro, la cui corsa è anche stata frenata da un generale scenario risk on sui mercati, ossia da un maggiore appetito al rischio da parte degli investitori, che ha pertanto determinato un maggiore afflusso di capitali sull’azionario e su strumenti come il petrolio, autore di un corposo rally nel primo trimestre del 2019.

Ma esaminiamo nel dettaglio lo scenario per l’oro: sostanzialmente, dopo i cali della scorsa estate, dovuti alle aspettative per una Federal Reserve in versione falco (hawkish), i mercati hanno via via iniziato a prezzare una Banca Centrale americana maggiormente accomodante. Queste aspettative hanno trovato conferme già ad inizio anno, con Jerome Powell che ha annunciato una Federal Reserve “attendista” per il 2019, azzerando il numero di rialzi dei tassi preventivato (dopo i 4 ritocchi al costo del denaro effettuati nel 2018 dalla Fed).

Sulla scia di queste news, il rally dell’oro è proseguito oltre quota 1.300, scontrandosi però con la forza della resistenza collocata sui 1.360 dollari l’oncia, un’area che ha ripetutamente stoppato le quotazioni negli ultimi anni in differenti frangenti. Il prezzo del lingotto, infatti, ha trovato un ostacolo alla sua sa salita su questi valori nel 2016, nell’immediato dopo Brexit, ma anche nel 2017 e 2018, quando ha toccato massimi proprio su questi valori.

Dal punto di vista tecnico troviamo quindi un primo valore chiave in area 1,300$, anche se i mercati guardano con elevato interesse ad un eventuale nuovo test proprio sui 1.360$. Il superamento di questi valori, infatti, sarebbe interpretato come un ulteriore segnale di forza, in grado di aprire spazio per altri recuperi, con un primo potenziale obbiettivo a 1.400$, area indicata da molti analisti come target per il 2019.

Dal punto di vista fondamentale, va ricordato come la domanda nel 2018 sia stata sostenuta da un vero e proprio boom della richiesta in arrivo dalle banche centrali, che ha superato le 650 tonnellate, con un balzo del 74% a/a, che la ha portata ai massimi degli ultimi 50 anni.

In leggero aumento anche la domanda per il settore della gioielleria (+1%) e quella industriale (+0,7%). Sul fronte della produzione, la quantità di nuovo oro estratto dalle miniere è cresciuta di circa 2 punti percentuali secondo gli studi di Metal Focus, smentendo quindi le previsioni che la volevano ferma già per il 2018, mentre è cresciuta dell’1% la quantità di oro riciclata, il cosiddetto “scrap gold” (cioè l’oro già precedentemente immesso sul mercato).

Carlo Alberto De Casa, Capo analista ActivTrades

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