La solita Fed piena di ambiguità Ormai sembra essere il solito ritornello che si ripete. La Fed si esprime in modo estremamente chiaro verso un rialzo dei
Ormai sembra essere il solito ritornello che si ripete. La Fed si esprime in modo estremamente chiaro verso un rialzo dei tassi come nel caso dell’ultimo meeting di Jackson Hole, aumentando così le aspettative di rialzo a breve termine. Poi arrivano dati macroeconomici che deludono profondamente il mercato in netto contrasto con l’ottimismo espresso da Yellen e soci sulla ripresa. Questo è quello che è successo la settimana appena conclusa con dati relativi al mercato del lavoro sotto le attese ed indice Ism manifatturiero addirittura sotto la soglia di espansione dei 50 punti.
L’impressione è veramente quella di una Federal Reserve che muore dalla voglia di normalizzare la politica monetaria anche per raffreddare un po’ quella corsa agli asset rischiosi (anche obbligazionari) che sta caratterizzando gli ultimi mesi. Il problema è che alle parole devono seguire fatti che al momento non si vedono all’orizzonte. Probabilmente i rendimenti decennali americani esprimono già il tasso di crescita potenziale di un’economia che comincia a sentire il fiato grosso per la lunga corsa cominciata nel 2009.
Vedremo cosa succederà nella settimana entrante con gli analisti che per ora attribuiscono poco più del 50% di probabilità che un rialzo si concretizzi entro fine anno. Tra i dati più significativi da ricordare l’indice Ism servizi in uscita il 6 settembre e la pubblicazione del Beige Book del 7 settembre
Dovrà essere il solito Mario Draghi a ridare linfa ad un mercato europeo che stenda a decollare. Sia dal punto di vista finanziario che dei fondamentali economici la stagnazione prevale e solamente i rendimenti dei bond a tutti i livelli di rating proseguono nella loro picchiata verso il basso in termini di tasso di interesse nominale. E allora attenzione ai dati PMI di Euro e UK previsti per il 5 settembre, agli ordini i fabbrica tedeschi del 6 settembre, alla produzione industriale di Germania e UK del 8 settembre, data che precederà il giovedì 8 in cui la BCE si esprimerà appunto sui tassi.
Lunedì conosceremo dal comunicato finale del G20 se sono stati raggiunti importanti accordi politici ed economici tra i potenti del mondo, accordi volti a rilanciare un fenomeno di crescita che continua ad essere piuttosto fiacco anche nel mondo emergente. Dal Giappone attenzione sempre a lunedì quando il Presidente della BOJ Kuroda parlerà ai mercati, mentre i dati cinesi di inflazione di venerdì 9 potranno chiarire qualcosa di più sulla situazione dell’economia orientale.
La Banca Centrale australiana si esprimerà sui tassi il 6 settembre e questo evento potrebbe rappresentare un ottimo catalizzatore per AudUsd.
Il grafico dell’Aussie è piuttosto interessante. Sono state ben le due shooting star (candela tipicamente ribassista con lunga ombra nella parte superiore ma corpo piccolo nella parte inferiore) realizzate martedì e mercoledì scorso a ridosso della trend line ribassista in essere dal 2013. Chiaro il messaggio del mercato, da qui non si passa.
Questo dovrebbe preludere ad una fase meno bullish se non addirittura ribassista per l’Aud nelle prossime sedute, con solo una chiusura sopra 0.776 che di fatto rilancerebbe con forza le quotazioni della divisa australiana.
David Ruscelli