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Settimana crypto: BTC, ETH, SOL, DOT tentano recupero

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Feb 6, 2022, 09:49 UTC

Settimana crypto. Le principali criptovalute del mercato tentano il recupero dopo i drammatici minimi toccati nell'ultima settimana di gennaio.

Settimana crypto

In questo articolo:

Il trend ribassista nel mercato delle criptovalute non si può considerare concluso, ma le criptovalute nell’ultima settimana hanno tentato un recupero dopo i minimi osservati nella terza settimana di gennaio.

Ad una settimana bitcoin (BTC) ha recuperato il +7,65%, ma ether (ETH) ha fatto meglio recuperando il +13,59% e solana (SOL) batte tutti con un recupero del +17,47%.

Anche polkadot (DOT) brilla con un recupero del +12,04%.

Più timido il recupero di shiba inu e del dogecoin, che a una settimana non vanno oltre l’1,5% circa.

Near protocol (NEAR) recupera il +21,12% e litecoin (LTC) il +12,11%. Male, invece, chainlink (LINK) e uniswap (UNI) che ad una settimana restano negative dello 0,73% e dello 0,62% rispettivamente.

Settimana crypto

Questa situazione mista, che vede polygon (MATIC) recuperare uno striminzito 1,4% a sette giorni e avalanche (AVAX) recuperare il 6,91%, indica una situazione di stallo perdurante.

Anche il volume di scambio sull’intero mercato delle criptovalute è diminuito sensibilmente rispetto al picco di novembre 2021. Dai 2,62 trilioni di euro di allora si è passati agli attuali 1,7 trilioni di euro scambiati in 24 ore. Un recupero, tuttavia, rispetto agli 1,31 trilioni di euro toccati l’ultima settimana di gennaio.

Cosa aspettarsi?

Bitcoin vale 41.629 dollari al momento della scrittura del presente articolo, un ritorno a questa quota dopo settimane di drammatica sofferenza. Ad un mese BTC è in negativo del -3,42%, ma a tre mesi perde ancora il -32,35% del suo valore.

Come interpretare l’attuale situazione? Si possono fare dei paralleli con i cicli precedenti?

Probabilmente sono possibili pochi paralleli, la situazione si è arricchita di ingredienti non presenti nel 2013-2014 e nel 2017-2018.

Allora non avevamo grandi aziende quotate in borsa con bitcoin allocati nei rispettivi bilancio, e non avevamo strumenti derivati come opzioni e futures a condizionare il mercato così come avviene oggi.

Quello che appare, almeno fino a ora, è che almeno bitcoin sia in grado di resistere a crolli sotto i 30 mila dollari, ma per alcuni analisti i 28 o 29 mila dollari restano un supporto più forte. Eventuali future rotture al di sotto di queste quote (30 – 28 mila dollari), aprirebbero uno scenario preoccupante per tutte le criptovalute.

La possibilità che bitcoin torni a 45 e anche a 46 mila dollari, è una eventualità da non escludere secondo altri analisti, ma anche in questo scenario più positivo, se da un lato si andrebbe a scongiurare un crollo sotto i supporti 30-28K USD, dall’altra non sarà possibile dichiarare concluso il trend ribassista.

Questo perché non esistono al momento fondamentali forti capaci di trascinare al rialzo i mercati delle criptovalute.

Il ritiro delle politiche monetarie accomodanti, sta causando un forte ritiro di liquidità dai mercati e in particolare dagli asset class più rischiosi. Chi aveva preso a prestito denaro per investire a interessi negativi o stracciati, ora restituisce per non pagare l’aumento di interessi nei prossimi mesi.

Altro fattore. Nonostante il forte aumento dell’inflazione a livello globale, gli investitori non stanno considerando le criptovalute un bene rifugio, piuttosto un asset di rischio appunto.

Il 2022, in definitiva, potrebbe essere un anno interlocutorio in cui le criptovalute potrebbero crollare verso supporti visti l’ultima volta nella seconda parte del 2020, per poi tentare dei recuperi parziali successivi.

Serviranno exit strategy a più livelli di prezzo e nervi saldi.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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