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Italia fuori dalla crisi, ma con quale economia? Risposta di Confindustria

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Oct 17, 2021, 14:14 UTC

L'Italia va fuori dalla crisi, ma con quale economia? Quale sistema costruiremo con i soldi del PNRR? La risposta di Confindustria.

Italy Flag

Come e quale sarà il futuro dell’economia italiana all’uscita dalla pandemia (quando finirà) e cosa saremo capaci di inventarci come sistema paese? Si spera, ci viene da scrivere con una battuta, non l’insalata cresciuta con luci a led come in Brianza.

Il Centro Studi Confindustria (CSC) guarda al Pil che risale, secondo le stime, al 6,1% rispetto al 4,1% stimato in aprile e si prospetta a questo punto un +4,1% nel 2022. Una situazione sicuramente positiva, almeno per il Pil dell’Italia.

Il motivo di questo andamento positivo secondo il CSC è “spiegato dall’impatto più contenuto della variante Delta del Covid che, anche grazie a efficacia e capillarità delle vaccinazioni in Italia, ha reso possibile da maggio 2021 l’allentamento delle misure di contenimento”.

La spinta del Pil rallenterà nel quarto trimestre di quest’anno “perché si va esaurendo la spinta legata al gap da colmare”. Una tendenza in linea con il resto del mondo dove, però, troviamo criticità anche nell’approvvigionamento che impatta anche sull’Italia e di cui andrà tenuto conto, aggiungiamo.

L’Italia comunque crescerà nei prossimi anni, almeno fino al 2026, più dei “zero virgola” degli ultimi 20 anni grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), stima il CSC.

“Per i primi anni, l’impatto positivo è attribuibile soprattutto all’aumento di spesa e agli investimenti pubblici. Col tempo, invece, l’attuazione del Piano avrà effetti positivi sulla crescita, aumentandone il potenziale. Nello scenario CSC, tuttavia, non si tiene conto della politica di bilancio espansiva nel 2022”.

Cosa spinge l’economia italiana?

Secondo l’analisi del CSC a spingere la ripartenza ci sono “due passaggi di testimone”:

  1. i consumi stanno subentrando all’export come traino della risalita, ponendosi al fianco degli investimenti;
  2. i servizi stanno diventando più dinamici rispetto all’industria.

Per i servizi si prevede un recupero sul finire del 2021 e nel 2022, grazie principalmente alla ripresa della spesa delle famiglie.

Il turismo, ad esempio, si è parzialmente ripreso e ora ci sono i margini per una maggiore ripresa, tuttavia “è immaginabile che la propensione al risparmio rimanga più elevata che in passato, perciò lo scenario CSC prevede consumi privati ancora sotto i livelli pre-crisi nel 2022”

Bene anche le esportazioni che sono stimate in risalita del 12,4% nel 2021 e del 7,7% nel 2022. L’export va bene solo nei beni, mentre in quello dei servizi l’attesa ripresa è spostata al 2022 e a livelli sotto quelli pre-crisi.

Gli investimenti nel 2022 saliranno al 17,7% e quindi sopra i livelli pre-pandemia. Per ora la spinta arriva maggiormente dal pubblico, ma gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto, per ora compressi, “continueranno la ripresa grazie alla fiducia ancora alta delle imprese e al traino dei nuovi investimenti pubblici”.

Commodity e rischi al ribasso

I prezzi delle materie prime salgono da fine 2020 e hanno comportato una risalita dell’inflazione marcata in “tutte le economie occidentali, importatrici di materie prime e a vocazione manifatturiera”.

NE hanno risentito in particolare gli USA, in misura ridotta l’Europa e ancor meno l’Italia. In Europa e Italia sta pesando principalmente l’energia e il caro carburanti.

“Nel 2022 la spinta all’inflazione dovrebbe attenuarsi: parzialmente negli USA, in misura più marcata in Europa e, soprattutto, in Italia, dove ha pesato di più l’energia. Sta perciò maturando un consenso per un rialzo dei tassi USA a fine 2022, mentre nell’Eurozona appare lontano.”

I rischi, quindi, non mancano e riguardano le carenze di materie prime, l’inflazione elevata e un prematuro rialzo dei tassi di interesse, ma anche “inefficace gestione del PNRR, difficoltà del mercato immobiliare cinese”.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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