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Aumento prezzo del grano, proteggersi comprando futures?

Da:
Fabio Carbone

L'aumento prezzo del grano e delle altre materie prime agricole. Come proteggersi comprando futures e attraverso altri strumenti derivati.

grano

Per gli investitori l’aumento del prezzo delle materie prime non rappresenta un problema, ma una opportunità di investimento e di incassare maggiori e spesso ampi guadagni dal rialzo.

Per le famiglie, invece, i rincari senza precedenti del 2021, e ora con la guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin per risolvere una controversia internazionale, i prezzi delle materie prime sono ulteriormente salite.

Per proteggersi dai rincari, in effetti, bisognerebbe investire in queste materie prime per compensare quanto si perde alla pompa o al supermercato quando acquistiamo pasta, farina e altri alimenti che contengono grano, mais, soia, ecc.

Futures sul Grano, la situazione al CME

Sulla principale piazza di scambio delle materie prime del mondo, il CME Group, il futures sul mais di maggio 2022 ha un prezzo di 743,4 USD per tonnellata in aumento di +17,6 USD nelle ultime 24 ore.

Il futures sul grano SRW di Chicago, lo troviamo a 1.059 USD per tonnellata con un aumento di +75 USD nelle ultime 24 ore.

Proseguendo, il Futures sui semi di soia (sempre in riferimento a maggio 2022) lo troviamo a 1.686,4 USD per tonnellata in lieve calo di 3,4 USD.

Ecco, siamo in presenza di un forte apprezzamento delle materie prime agricole che è strettamente correlato al fatto che l’Ucraina è il granaio d’Europa insieme alla Russia.

Come investire sulle materie prime agricole

I futures sulle materie prime agricole non sono di facile accesso a tutti, è vero. Ma alcuni strumenti di investimento derivati come i contratti per differenza permettono anche all’investitore con ridotte disponibilità di accesso, di beneficiare degli aumenti per compensare le spese lievitate al supermercato.

Le piattaforme di trading hanno proprio questo scopo, aiutare piccoli investitori ad accedere a qualsiasi mercato di investimento, anche ora.

La situazione italiana

Secondo i dati forniti da Agronotizie, su dati Coldiretti, l’Italia importa il 64% di grano tenero per produrre pane e biscotti, e il 44% di grano duro con cui produce la pasta.

L’Economia del Corriere indica che l’Italia ha importato 122 mila tonnellate di grano tenero dall’Ucraina tra gennaio e novembre 2021 (su dati Confagricoltura) e zero tonnellate di grano duro.

Dalla Russia 72 mila tonnellate di grano tenero e 51 mila tonnellate di grano duro.

Per l’Italia le importazioni dai due paesi belligeranti rappresentano il 5% delle importazioni totali. Piccola cosa si dirà, ma come sappiamo la Divella ha un carico da 30 mila tonnellate bloccato nel Mare di Azov e con quel grano tenero ci produce la farina manitoba usata in pasticceria e da quanti fanno dolci in casa. Divella ha scorte per un mese ha riferito, poi fine. Per via del glifosate usato dall’industria agricola canadese, da lì non si importa tale prodotto per fare la farina.

Ecco la situazione che, se da un lato premia chi investe in materie prime, dall’altra gli erode significativamente il potere d’acquisto quando si reca al supermercato. E se la situazione dovesse peggiorare, alcuni prodotti – banalmente ma non troppo – come la farina manitoba potrebbero sparire del tutto.

In ginocchio ci andrebbero alcune categorie professionali, innescando pericolose recessioni economiche che non fanno bene a nessuno.

Per decenni si è preferito la globalizzazione (facciamo arare altri), o usare i terreni per costruire, ed ancora, abbandonare i terreni agricoli a tristi destini. Forse sarà il caso di investire di più in agricoltura italiana d’ora in avanti.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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