Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano in calo sui minimi mensili, ma il crollo più netto è stato quello del gas naturale, di quasi il -20% nella scorsa settimana.
Il prezzo del petrolio greggio WTI ha chiuso la scorsa settimana sotto il supporto di 58 dollari, senza però cedere con un capitombolo verso i minimi relativi individuati a 56,50 dollari. La fascia laterale tra i 58 e i 60 dollari continua a esercitare, in entrambe le direzioni rialziste e ribassiste, una certa forza di attrazione.
Il collasso più grave è stato quello del gas naturale, che ha perso un altro -2,8% in chiusura settimanale, segnando nel complesso un calo di quasi il -20%. Superato il supporto intermedio a 4,20 dollari, anche il test dei 4 dollari tondi si fa più plausibile per la settimana in corso.
Intanto, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna esattamente 57,71 dollari al barile e il gas naturale 4,165 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI ha ceduto ulteriormente terreno in chiusura settimanale, per ritornare non lontano dai suoi minimi relativi. L’obiettivo ribassista più audace si trova però ancora ben al di sotto, a quota 56,50 dollari circa.
Se il petrolio greggio dovesse riuscire a ritornare sulla fascia laterale che parte dai 58 dollari, lo scenario più spiccatamente ribassista potrebbe dirsi scampato. In questo caso, la ripresa potrebbe estendersi anche lungo l’asse che conduce ai 60 dollari tondi, presso cui si trova l’EMA a 50 giorni (precisamente a 59,83 dollari al barile).
Un superamento dei 60 dollari riporterebbe il petrolio greggio in territorio rialzista, ma il contesto globale non pare attualmente favorevole a un forte allungo bullish.
Il prezzo del gas naturale passa di mano ancora in forte calo sotto il supporto intermedio di 4,20 dollari e soprattutto al di sotto dell’EMA a 50 giorni, un importante indicatore tecnico.
Il livello immediatamente successivo si trova adesso a 4 dollari tondi e potrebbe rappresentare il giusto supporto per interrompere la corsa ribassista iniziata con le prese di profitto dai massimi di 5 dollari. In caso di frenata dei ribassi, la conseguente ripresa sarebbe scandita dai test delle resistenze a 4,20 e 4,50 dollari.
Un ritorno sui 5 dollari tondi appare improbabile, perché importanti fattori tecnici e fondamentali (temperature meno rigide negli USA) contribuiscono a blindare questa soglia di prezzo. Solo forti e inattesi stimoli rialzisti potrebbero favorire un ritorno a queste altitudini.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.