Monitoriamo “Transform 2019”. Si può ancora sperare in Unicredit?
UniCredit S.p.A. è un gruppo con grandi aspirazioni ed anche uno dei major player del settore bancario in Europa, presente in 18 paesi con oltre 120.000 dipendenti, detiene il 14% del market share in Italia. Nel corso degli anni il gruppo si è andato espandendo, allineando i loghi delle banche e società al proprio brand UniCredit. Quotata in borsa dal ‘98 la troviamo, sul mercato italiano, nel segmento Blue chips.
Transform 2019
Molti investitori sono rimasti scottati dalla “botta” presa dal titolo nel 2007. Certamente la reticenza ad investire in questo titolo e la sfiducia nelle banche, hanno fatto sì che UniCredit non si sia più avvicinata ai valori di una volta. Il Gruppo di Piazza Gae Aulenti, però, è in continua evoluzione. Vediamo quali cambiamenti ha fatto nel corso degli ultimi anni.
Nel 2017 la banca ha deciso di mettere in atto il piano “Transform 19”. Di cosa si tratta? Questo è un piano strategico che ha l’ambizione di far risaltare l’azienda rispetto ai suoi competitor in un modo semplice, riducendo i costi. Allo stesso tempo l’istituto si è posta l’obiettivo di offrire ai suoi clienti servizi finanziari di qualità più alta a prezzi accessibili a tutti.
State pensando d’investire? Oggi più che mai conta la serietà delle aziende in cui investiamo, poiché essa è parte della garanzia del nostro dividendo. Come fare? Il nostro suggerimento è quello di tenere d’occhio come la banca gestisce questa importante milestone nel 2019 poiché ogni carenza in questo senso potrebbe pesantemente impattare il piano borsistico.
Per quanto riguarda l’ipotesi d’investimenti a lungo termine in Unicredit, si devono tenere in considerazione principalmente due fattori: lo stato di salute dell’economia italiana e le normative bancarie (es. Bad Bank 2015-2016) che intervengono spesso severamente sui bilanci e introducono restrizioni agli istituti di credito.
Guardando lo storico, vediamo come il titolo abbia tentato un rimbalzo arrivando intorno ai 18,21 Euro per azione a dicembre 2017, salvo poi perdere di nuovo terreno fino agli 11,06 nella seduta di ieri. L’investimento può tuttavia essere proficuo in termini di dividendi (0,32 Euro per azione nel 2018), dopo un 2017 senza distribuzione.
Sebastiano ha un background in Business Administration con esperienze di studio alla Boston University. Dopo i suoi studi ha proseguito la sua carriera come consulente in aziende quali Accenture e Deloitte. In entrambi i casi si è focalizzato in ambito fintech coniugando la passione per la tecnologia al suo lavoro. Attualmente scrive di come la tecnologia influenza l’economia su alcuniportali online.