Durante la sessione asiatica di lunedì, il prezzo del petrolio si è mosso in ribasso a causa dell’apprezzamento del dollaro e dei segnali che mostrano come l’eccesso di offerta globale stia continuando, sebbene i volumi si siano ridotti per effetto di impreviste interruzioni della produzione, mai tanto elevate negli ultimi cinque anni. Nell’ultima settimana, il numero di pozzi petroliferi attivi negli Stati Uniti è rimasto stabile, dato che va ad aggiungersi agli altri segnali dell’eccesso di offerta.
Nell’ultima settimana, il Wti è aumentato del 3,3%, mentre il Brent si è mosso in rialzo dell’1,7% a causa di impreviste interruzioni dell’attività produttiva, mai così elevate da almeno il 2011, dovute agli incendi in Canada e ai disordini in Nigeria, Libia e Venezuela. Tuttavia, secondo quanto affermato dal ministro russo per l’Energia, Alexander Novak, nella giornata di venerdì, l’offerta di petrolio continua a superare la domanda di circa 1,5 milioni di barili al giorno.