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Come spiegare la folle corsa sulle montagne russe del petrolio

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 4, 2016, 10:59 UTC

  Pump and dump: tenete a memoria queste parole. Nelle ultime due settimane ne ho parlato molto. La strategia, o la truffa, del "pump and dump" - che

Come spiegare la folle corsa sulle montagne russe del petrolio

 

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Pump and dump: tenete a memoria queste parole. Nelle ultime due settimane ne ho parlato molto. La strategia, o la truffa, del “pump and dump” – che consiste nel gonfiare i prezzi per poi vendere – é spesso associata ai mercati valutari e alle azioni a bassa capitalizzazione, ed è vietata per legge. Si basa sul tentativo di far lievitare il prezzo di un titolo attraverso consigli basati su affermazioni false, fuorvianti o decisamente esagerate. Sul mercato del petrolio il termine non può fare riferimento a un’attività fraudolenta o comunque pianificata, è anzi un processo nel quale i più importanti speculatori spingono i prezzi in rialzo e o in ribasso in scia a timori, indiscrezioni o notizie, con una risposta però eccessiva.

Se è vero che il crollo dei mercati di materie prime potrebbe rappresentare un segnale di una possibile recessione dell’economia mondiale, l’ultimo ondata di vendite ha però un carattere differente.

Il tonfo è principalmente legato all’eccesso di produzione, e ha origine nel “positivo shock dell’offerta” che dovrebbe sostenere la ripresa globale. Secondo la Bank of America, lo scorso anno la domanda di petrolio sarebbe aumentata di 1,8 milioni di barili al giorno, il seconda più alto incremento degli ultimi 10 anni.

“A guidare il mercato è la paura” sostiene Ole Hansen, della Saxo Bank. Lo spettacolo di un Opec impotente, incapace di agire – o quantomeno di annunciare una strategia coerente – e in stato di evidente crisi, ha mandato in subbuglio i mercati.
“Assistiamo a una guerra in stile “bump and dump” fra Arabia Saudita e Iran” aggiunge Hansen. “I sauditi potrebbero anche tentare di rispondere agli iraniani con una produzione extra di 500.000 barili al giorno, in quello che sembra essere un gioco al massacro. Tutto è possibile”.
“Le riserve negli Stati Uniti sono già a livelli record, ma andiamo incontro a una stagione nella quale normalmente tendono ad aumentare ulteriormente”.

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Il rapporto settimana sulle scorte della EIA pubblicato mercoledì mattina ha visto le riserve Usa aumentare molto più del previsto, e ci saremmo aspettati che il prezzo si spingesse verso nuovi minimi, ma il mercato del petrolio per gran parte della giornata ha effettuato un rimbalzo.

Le posizioni short sul mercato del petrolio greggio nelle ultime tre settimane non hanno raggiunto nuovi massimi, raggiungendo la cifra record di 360 milioni di barili, preparando il terreno a un esplosivo short squeeze nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto nel calderone strategico in Medioriente.

Mercoledì il prezzo del barile è sceso fino a quota 29,41 per poi risalire a 31,95 riuscendo a conservare un rialzo di $ 1,82 per attestarsi a 31,69 (+6%), mentre il Brent guadagnava $ 1,72 salendo a 34,45. Il premio che recentemente aveva subito un’inversione a favore del Brent si muove ora in direzione opposta spingendo lo spread in prossimità dei tre dollari.

Nonostante i nuovi dati sulle scorte pubblicati dall’Agenzia di Informazione sull’Energia USA, il mercato del petrolio greggio si è mosso in netto rialzo favorito dal calo del dollaro USA. I dati della EIA indicano un significativo aumento delle riserve di petrolio greggio, per un incremento settimanale di 7,79 milioni di barili, che porta le riserve complessive a 502,71 milioni. Le previsioni indicavano invece un incremento molto minore, pari a 4,8 milioni di barili. Martedì il WTI ha perso oltre il 5,5% scivolando al di sotto della soglia psicologica dei $ 30 e facendo segnare la più forte flessione in due giorni dal marzo 2009. Sul finire della scorsa settimana il prezzo del petrolio era salito in scia a voci su un possibile confronto per un taglio della produzione fra Russia e membri dell’Opec. Come qualcuno possa aver creduto a una tale eventualità davvero rimane un mistero. La Russia non ho mai voluto davvero tagliare la produzione per aumentare i prezzi, e non c’era nessun motivo per pensare che in questo caso la situazione fosse cambiata. Il ritorno sul mercato dell’Iran probabilmente spingerà semmai i prezzi in ribasso, perché ritornerà in lotta per riprendersi le proprie quote di mercato.

 

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