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La forza dello yen potrebbe segnare la fine dell’Abenomics

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 11, 2016, 10:54 UTC

Lo yen si è mosso significativamente in rialzo, grazie ai trader che continuano a orientarsi verso le valute rifugio. Contro il dollaro, lo yen ha

La forza dello yen potrebbe segnare la fine dell’Abenomics
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Lo yen si è mosso significativamente in rialzo, grazie ai trader che continuano a orientarsi verso le valute rifugio. Contro il dollaro, lo yen ha guadagnato 63 punti per essere negoziato a quota 112,22 e rispetto all’euro è negoziato a quota 127,22 con un rialzo di 78 punti. La forza dello yen sta creando scompiglio nella BoJ e il Primo Ministro Abe sta pianificando una svalutazione programmata dello yen per aiutare l’economia a competere a livello globale nelle esportazioni. Giusto tre anni fa, Shinzo Abe aveva lanciato il suo programma triennale per supportare un’economia nipponica stagnante e in piena crisi deflazionistica. Durante ogni fase di questo percorso, il mercato azionario si è mostrato incoraggiante.
La “terza freccia” delle riforme previste dall’Abenomics, ovvero quella serie di misure che avrebbero dovuto rendere l’economia più produttiva, è a uno stadio ancora iniziale, ma Abe ha lavorato intensamente sulle prime due, ovvero l’espansione fiscale e gli stimoli in politica monetaria, con il supporto entusiasta del nuovo governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda. Nonostante le agevolazioni, lo yen si trova al massimo della sua forza da più di un anno, rendendo così più cupe le prospettive per gli esportatori.
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Eventi contrari come il rallentamento della crescita economia cinese, una domanda esterna debole e l’indebolimento del mercato del petrolio sono fenomeni al di fuori del controllo di Abe e Kuroda. Ma è proprio per questo motivo che gli investitori ritengono che i legislatori giapponesi stiano camminando sul filo del rasoio, nonostante i tentativi di Kuroda di assumere un atteggiamento rassicurante affermando che non c’è limite alle agevolazioni monetarie.
Sfortunatamente per il Giappone, lo stesso Kuroda sembra essere arrivato al capolinea, poiché le possibilità di adottare misure anticicliche da parte della BoJ si sono esaurite. Ampliare ulteriormente l’allentamento quantitativo rischia seriamente di compromettere la funzionalità del mercato e la disponibilità di liquidità. Inoltre, aumentare tale allentamento spingerebbe ancora in negativo il tasso di interesse e ciò potrebbe comportare ulteriori cancellazioni delle aste JBG, causando una conseguente inibizione dello stesso allentamento quantitativo. In sostanza, non c’è altro che la BoJ sia in grado di fare.
Quindi, con l’Abenomics che sembra aver fallito miseramente nel suo proposito, i trader hanno tirato i remi in barca e si sono pazientemente messi in attesa del momento in cui Abe e Kuroda verranno feriti dalla loro stessa arma.
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Con l’economia in subbuglio, i titoli azionari di Tokyo hanno perso il 2,3% nella sola giornata di mercoledì, cancellando praticamente tutti i guadagni ottenuti da quando la Banca del Giappone aveva incrementato il suo programma di allentamento nell’ottobre 2014. Il fatto che lo yen sia negoziato ai suoi massimi storici da più di un anno, mette in luce una corsa verso la sicurezza che è esattamente il risultato opposto rispetto a quanto la banca centrale aspirava.
L’indice del dollaro, uno strumento che ne misura l’andamento rispetto alle sue 10 maggiori controparti, ha raggiunto il livello più basso da novembre dopo la relazione della presidente della Fed Yellen, che aveva inizialmente incoraggiato l’andamento del mercato azionario americano. Tuttavia,  le borse statunitensi si sono mosse in ribasso a ridosso della chiusura.
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Mentre l’indice australiano segna il quarto giorno di ribasso, i future sugli indici americani sono in discesa con le piazze di Tokyo, Shanghai, Taiwan e Vietnam chiuse giovedì e la riapertura di quelle di Hong Kong e della Corea del Sud. I titoli australiani con scadenza a 10 anni sono aumentati di valore per la terza sessione consecutiva a seguito di un avanzo del Tesoro.
Il greggio americano è negoziato al di sotto dei 28 dollari al barile. Il dollaro è rimasto debole durante la sessione asiatica attestandosi a quota 95,81. Il dollaro australiano e quello neozelandese, che inizialmente aveva o tratto dei vantaggi dalla debolezza del dollaro, hanno invertito la tendenza e ora si muovono in negativo considerando che i trader continuano ad evitare investimenti in materie prime e in valute legate alle materie prime. Il dollaro australiano è negoziato a quota 0,7091, mentre il neozelandese a quota 0,6668. Il dollaro ha continuato la sua discesa attestandosi ai livelli più bassi mai registrati dal 2014 rispetto allo yen. Questo soprattutto dopo che Yellen ha evidenziato che la Federal Reserve potrebbe rimandare ulteriormente l’innalzamento dei tassi di interesse, qualora questi forti sconvolgimenti di mercato dovessero proseguire.
In Cina e a Taiwan i mercati rimarranno chiusi per tutta la settimana per via dei festeggiamenti legati al capodanno cinese. In Giappone le contrattazioni riprenderanno venerdì.
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