Le imprese italiane guardano al decreto liquidità, ma la riapertura e la ripartenza delle attività produttive garantendo la salute di tutti è necessaria.
Il Governo italiano lavora in queste ore al decreto liquidità, un decreto diverso dall’atteso decreto di aprile. Il decreto liquidità verterà principalmente sulle imprese italiane e servirà a fornire un primo aiuto economico al sistema produttivo per oltre la metà fermo.
La Sace garantirà i prestiti dati dalle banche alle imprese grandi e medie che ne faranno richiesta, ma potranno anche differire gli adempimenti fiscali.
Il decreto conterrà anche uno scudo contro gli avvoltoi stranieri che, approfittando della fragilità delle imprese italiane, potrebbero calare sul Paese acquistando aziende anche solo per depauperarle del know how e poi portarlo all’estero (leggasi Pernigotti). Il Golden Power viene quindi rafforzato e allargato.
Il livello di garanzia sui prestiti alle grandi imprese dovrebbe essere del 90%, ma c’è chi nell’opposizione e nella maggioranza di governo chiede il 100% perché altrimenti le banche attiveranno le procedure standard con tutto il dilungamento dei tempi conseguente e tutti i vincoli standard previsti sui prestiti.
Per questo si studia una soluzione che porti la garanzia al 100% su 5 milioni di prestito, ma con la controgaranzia di Confidi.
Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri aveva annunciato un tetto ai prestiti alle grandi imprese (250 – 500 dipendenti) a 800 mila euro con il 100% di garanzia dello Stato e restituzione entro 6 anni. Quindi prestiti garantiti al 90% e fino a 5 milioni di euro, ma che salirebbe al 100% con la controgaranzia di Confidi.
In totale verranno resi disponibili fino a 200 miliardi di euro di prestiti e fino al 25% del fatturato (calcolato sul primo trimestre 2019) con la garanzia al 90%, e questi fondi sarebbero a disposizione di tutte le imprese e di qualsiasi dimensione con restituzione entro 6 anni.
I prestiti verrebbero emessi senza valutazione previa da parte delle banche, ma entrerebbero subito nella disponibilità delle imprese.
Anche la valutazione antimafia verrebbe fatta dopo l’erogazione del prestito. Se, quindi, l’impresa dovesse essere in odore di mafia, intanto prenderà i soldi e poi si vedrà.
I professionisti e le piccole imprese potranno chiedere prestiti fino a 25 mila euro garantiti al 100% e nella misura massima del 25% del fatturato. I fondi saranno rilasciati immediatamente e la banca si accollerà l’onere di valutare sulla base di dati economico-finanziari. I prestiti andranno restituiti entro 6 anni.
Lo Stato italiano, attraverso Sace e Confidi, farà da garante per i prestiti che le imprese chiederanno e, se queste ultime non saranno in grado di pagare, le banche potranno rivalersi sulle casse dello stato per ottenere quanto gli spetta.
Quella dei prestiti con la garanzia statale è un’arma sicuramente indispensabile per sostenere il sistema produttivo italiano in un momento di fermo, ma anche un’arma a doppio taglio di cui l’investitore deve conoscere i rischi. Alcune imprese, nonostante gli aiuti, potrebbero trovarsi nelle condizioni di non riuscire a collocare i propri beni sul mercato e fallirebbero comunque, trascinando con sé anche il debito favorito dalla garanzia dello Stato. Un aggravio su quest’ultimo che alla lunga e se si dovesse moltiplicare, porterebbe a un default.
Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha rilasciato una intervista a Teleborsa, a cui ha detto che il 48% delle imprese non esportatrici sono ferme e il 65% di quelle esportatrici sono come congelate.
Serve ripartire con le dovute misure di sicurezza. La Protezione civile potrebbe a tal proposito fornire mascherine FFP2 senza valvola (le più sicure per tutti), guanti e schermi trasparenti protettivi a tutti gli operai, garantendo salute e lavoro. I rischi economici sono troppo alti.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.