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TAV: perdite stimate a quota 7 miliardi secondo l’analisi finanziaria. La ferrovia Torino-Lione è socialmente inefficiente

Da:
Alberto Ferrante
Aggiornato: Feb 13, 2019, 10:14 UTC

L'analisi della task force del Ministero è molto chiara: la redditività della tratta ferroviaria Torino-Lione sarebbe estremamente negativa. Ma la Francia reputa i risultati estremamente di parte, condannando l'operato di Marco Ponti. Tuttavia, come ha sottolineato il Ministro Toninelli, l'ultima parola spetta ancora al Governo.

Ministero_Infrastrutture_e_Trasporti

Su preciso incarico del Ministero delle Infrastrutture, un gruppo di lavoro composto da Marco Ponti, Paolo Beria, Alfredo  Drufuca, Riccardo Parolin e Francesco Ramella, ha effettuato un’analisi costi-benefici del collegamento ferroviario Torino-Lione, evidenziando come l’opera porterebbe a perdite stimate per circa 7 miliardi di euro.

Le conclusioni non sono dunque delle più felici e la redditività del progetto è considerata fortemente negativa. Le componenti che costituiscono tale redditività sono essenzialmente due, vale a dire i flussi delle merci e i passeggeri. Per quanto concerne il primo aspetto, lo spostamento modale dalla strada alla ferrovia risulterebbe “socialmente inefficiente”, portando a un effetto negativo pari a circa 463 milioni. Il triste risultato sarebbe influenzato anche dal fatto che i flussi di traffico già esistenti sulle ferrovie possono essere considerati di entità assai modesta e non godrebbero particolarmente della riduzione dei costi operativi.

La componente dei passeggeri, invece, determinerebbe un beneficio positivo di 1,3 miliardi.

Ma i costi attualizzati di investimento sono stati stimati a quota 7,9 miliardi, dunque la perdita complessiva di benessere, vale a dire il valore attuale netto economico dell’investimento, sarebbe prossima ai 7 miliardi di euro.

Avanzamento progetto
https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_di_ferrovia_Torino-Lione#/media/File:Avanzamento_progetto_e_lavori_TAV_Torino-Lione.png

Per precisione, però, nella sezione conclusiva del documento, si sottolinea che a tale valore andrebbero sottratti i costi di ripristino delle opere già realizzate, stimati a quota 347 milioni, e quelli della messa in sicurezza della linea storica, che potrebbero avvicinarsi a 1,5 miliardi di euro. In ogni caso, anche considerando tali elementi, la perdita netta sarebbe superiore ai 5,5 miliardi di euro.

L’analisi della task force del Ministro dei Trasporti, inoltre, evidenzia come l’eventuale beneficio derivante dalla realizzazione dell’opera potrebbe essere conseguito semplicemente riducendo i pedaggi previsti per l’utilizzo dei trafori del Monte Bianco e del Fréjus, che si potrebbero palesare come una forma di tassazione impropria degli scambi commerciali con l’estero, in quanto di gran lunga superiori alla cosiddetta tariffa efficiente, ovvero a quella ricavabile da una media delle tratte di rete simili per struttura e caratteristiche.

E per finire, anche i benefici ambientali risulterebbero quantomeno trascurabili, soprattutto a livello europeo. I medesimi obiettivi potrebbero invece essere conseguiti investendo sull’innovazione tecnologica dei veicoli e sull’abbattimento delle emissioni unitarie.

Il Ministro Toninelli ha commentato i risultati emersi dall’analisi, affermando che i dati presentati sono impietosi, ma che non rispecchiano in alcun modo una valutazione negativa nei confronti della Francia e dell’Unione Europea.

Nonostante ciò, la risposta francese non si è fatta attendere: per il Comité Transalpine Lyon-Turin, l’analisi guidata da Marco Ponti sarebbe “straordinariamente di parte”, avendo minimizzato i benefici ambientali iscrivendo come un costo il mancato introito rappresentato dalla diminuzione delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali.

Insieme all’analisi finanziaria è giunta anche l’analisi giuridica da parte dell’Avvocatura dello Stato, in cui si afferma che non sarà agevole determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento dei contratti. Ma secondo i dati parziali presentati, a titolo di risarcimento si può ipotizzare un costo pari al 30% dell’ammontare dell’importo della parte di utile ancora da conseguire al momento dello scioglimento dei contratti. Invece, analizzando i fondi già richiesti all’Unione Europea, e che potrebbero dover essere restituiti, questi ammonterebbero a quota 535 milioni di euro, di cui 404 erogati sulla base di decisioni adottate prima del 2015.

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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