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‘Nessuno è perfetto’: l’economia tedesca, motore d’Europa, arranca

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Reuters
Pubblicato: Jul 8, 2022, 13:38 UTC

di John O'Donnell e Tom Sims FRANCOFORTE (Reuters) - La Germania, da tempo una delle principali potenze economiche del mondo, è sull'orlo di un'inversione di tendenza che qualcuno teme possa mettere a repentaglio la prosperità costruita dalla generazione del dopoguerra.

La bandiera della Germania.

di John O’Donnell e Tom Sims

FRANCOFORTE (Reuters) – La Germania, da tempo una delle principali potenze economiche del mondo, è sull’orlo di un’inversione di tendenza che qualcuno teme possa mettere a repentaglio la prosperità costruita dalla generazione del dopoguerra.

Se in apparenza il motore economico tedesco funziona a meraviglia, la recente inversione di tendenza delle esportazioni e il forte calo degli indici di borsa rivelano problemi profondi nel Paese più popoloso e produttivo del vecchio continente, pilastro centrale dell’Unione europea.

In maggio, per la prima volta negli ultimi trent’anni, la prima economia europea ha importato più di quanto abbia esportato, interrompendo una storia di successi come ‘Exportweltmeister’ (campione globale delle esportazioni) iniziata dopo la riunificazione del Paese.

Il ministro delle Finanze Christian Lindner paragona la situazione attuale a un ‘profit warning’, allarme che le società lanciano quando gli utili sono destinati a deludere. Vendere più di quanto si acquista è stato uno dei principi fondamentali dell’ascesa della Germania all’élite economica mondiale.

Poche settimane fa, lo stesso giorno in cui Berlino si avviava verso il contingentamento energetico, le azioni di Deutsche Bank e Commerzbank, principali istituti di credito e i punti di riferimento dell’economia, sono crollate di circa il 12%.

Le autorità di sorveglianza tedesche attribuiscono il crollo ai timori per l’economia di fronte alla limitazione della fornitura di gas russo, che è alla base dell’industria, riferisce una fonte vicina al dossier.

“Potrebbe essere l’inizio di un periodo di debolezza per la Germania”, ha detto Achim Truger, uno dei principali esperti economici del governo che fornisce consulenza alla Cancelleria.

“Se mai qualcuno ha visto Berlino come un modello da seguire, forse è giunto il momento di avere una visione realistica dei suoi punti di forza e di debolezza. Nessuno è perfetto”.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Germania, sostenuta dagli aiuti Usa, ha costruito la propria potenza economica puntando sui settori auto, macchinari e prodotti chimici, controllati da banche come Deutsche Bank che possedevano partecipazioni in aziende industriali – un sistema noto come Deutschland AG, o Germany Inc.

Bundesbank ha mantenuto stabile la valuta, il gas russo a basso costo ha alimentato l’industria e i sindacati sono stati inseriti nei consigli di amministrazione per controllare i salari. Il risultato: un’icona dell’industrialismo ammirata e invidiata in tutto il mondo.

Questo ha portato un’impennata delle esportazioni negli anni ’80, ’90 e 2000, quando il marco tedesco è stato sostituito dall’euro a un tasso tale da rendere le esportazioni tedesche molto competitive.

Grazie alle riforme del mercato del lavoro, Berlino ha superato il periodo in cui era il “malato d’Europa” all’inizio del millennio, ma il successo nel vendere ai vicini europei più di quanto comprasse ha provocato il dissapore di molti Paesi che si sono indebitati per acquistare prodotti tedeschi.

La pressione tedesca, durante la crisi del debito, affinché Paesi come la Grecia accettassero condizioni severe per i prestiti di emergenza, ha alimentato ulteriori risentimenti. Buona parte dell’opinione pubblica ha sempre respinto le critiche, attribuendo all’efficienza il successo del Paese.

Olaf Scholz, socialdemocratico, ha dichiarato di voler far rivivere il modello di cooperazione stabilito nel 1967, quando la Germania cadde in recessione per la prima volta dopo il boom del dopoguerra.

Ma ora sarà più difficile placare i sindacati, dopo l’iniziativa volta a mantenere bassi i salari attraverso i ‘mini-job’ esentasse che ha ridotto la retribuzione oraria di molti lavoratori poco qualificati a circa 10 euro – quanto basta per comprare una porzione di 20 ‘chicken McNuggets’ da McDonald’s.

Le riforme per ridurre i sussidi di disoccupazione introdotte dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, che ha stretto legami con il presidente russo Vladimir Putin e in seguito lavorato per un gigante petrolifero russo, hanno ulteriormente inasprito le relazioni con i sindacati.

Sebbene la Germania appaia più stabile della Gran Bretagna, che sta attraversando un periodo di instabilità del governo, o alla Francia, dove i Gilet gialli hanno protestato contro l’aumento del costo della vita, le tensioni si stanno intensificando.

La crescente insoddisfazione dei lavoratori è testimoniata dall’aumento degli scioperi. Questi ultimi hanno raggiunto un picco nel 2015, con circa 28 giorni di sciopero ogni 1.000 lavoratori rispetto a quasi nessuno nel 2000, e più di recente i sindacati hanno minacciato altri scioperi per ottenere aumenti salariali.

“Ho visto questo rischio… quando si è parlato di un embargo sul gas”, ha detto Monika Schnitzer, un altro consigliere economico del governo. “Mi preoccuperei seriamente per la stabilità”.

Cambiamento simbolico

Gli economisti ritengono che per la Germania si stia aprendo un capitolo buio.

Sebbene abbia resistito meglio dell’intera zona euro durante la pandemia del 2020, l’economia tedesca non è rimbalzata con la stessa forza nel 2021 e si prevede che quest’anno resti indietro.

La Commissione europea prevede per la Germania una crescita dell’1,6% quest’anno, contro il 3,1% della Francia e il 4% della Spagna.

La globalizzazione, catene di approvvigionamento ripristinate all’ultimo momento ed energia a basso costo dalla Russia sono fattori che stanno cambiando e che stanno cambiando per sempre”, ha detto Carsten Brzeski, economista di Ing.

Questi vantaggi hanno contribuito al successo dell’industria tedesca, dai grandi gruppi alle centinaia di aziende di medie dimensioni.

“Si tratta di un vero e proprio punto di svolta per la Germania”, ha affermato.

Il settore dei macchinari e dell’ingegneria, che rifornisce le fabbriche in Cina e nel mondo, è sull’orlo del precipizio.

Ralph Wiechers, consigliere direttivo degli industriali di Vdma, segnale che la bilancia commerciale in rosso è un allarme.

“Si tratta di capire in che misura i clienti di tutto il mondo ridimensioneranno gli ordini”, ha detto.

Fielmann, produttore di occhiali che opera in 16 paesi, è pessimista. Le azioni della società sono crollate di un terzo quest’anno.

“Sentiamo il notevole aumento dei costi di trasporto e dell’energia e la pressione sulle catene di fornitura”, ha detto l’amministratore delegato Marc Fielmann.

Gunther Schnabl, economista dell’Università di Lipsia, attribuisce alla politica la responsabilità di questa situazione.

Per anni Berlino ha risparmiato sulla difesa e sulle infrastrutture, favorendo invece gli esportatori con salari bassi e importando gas russo a basso costo.

“Ma non ha investito. Invece ha usato il denaro per nascondere il declino della prosperità. Così non si va avanti per molto: le fratture e l’insoddisfazione stanno crescendo”.

(Tradotto da Alice Schillaci, editing Alessia Pé)

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