Prezzi del rame ancora al ribasso, pesano i dati sul PIL e la Produzione Industriale Cinese.
Nuova giornata di ribassi per il Rame che in questi primi scambi della sessione americana perde lo 0,4% scambiando a quota 2,75 dollari dopo aver toccato un massimo giornaliero a 2,80 dollari la tonnellata. I futures dell rame di Londra sono rimbalzati stamani sostenuti da dati sulle scorte incoraggianti e su supporti tecnici, limitati però ancora una volta dalle preoccupazioni per i dati sul PIL Cinese e soprattutto dal dato annuale sulla produzione industriale.
Il rame a tre mesi alla London Metal Exchange era in mattinata in aumento dello 0,4 percento a $ 6,216 la tonnellata ed alla borsa valori Futures di Shanghai il rame era il più scambiato ed i futures hanno chiuso al rialzo.
L’economia cinese si è espansa ad un ritmo più lento nel secondo trimestre a causa degli sforzi di Pechino per contenere il debito, mentre la crescita del PIL di giugno è diminuita al valore più basso di due anni, segnale preoccupante per gli investimenti e gli esportatori, allorquando ancora non si accusano gli effetti della guerra commerciale.
A tal proposito il ministero del commercio cinese ha detto oggi di aver
presentato una denuncia all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC)
riguardo alla lista di dazi proposta da Washington per 200 miliardi di dollari
di beni cinesi il 16 luglio.
I più grandi investors del settore minerario affermano tutti di essere fiduciosi sul rame e vedono una crescita dei prezzi del metallo di base grazie ad una domanda sempre maggiore man mano che nelle città crescerà il numero di veicoli elettrici. L’industria mineraria ha totalizzato molte plusvalenze, come ad esempio Rio Tinto Group che potrebbe chiudere l’anno con forti guadagni dopo aver raccolto 8,5 miliardi di dollari dalle vendite di asset ai rivali come BHP Billiton Ltd. e Glencore Plc.
Il vero problema è che tutti vogliono acquistare, ma nessuno è disposto a vendere le proprie miniere in rame. Anche quando Glencore e Anglo American Plc sono stati paralizzati dal debito durante il crollo delle materie prime del 2015, nessuno dei due era disposto a ricevere un’offerta da Rio Tinto per vendere le proprie partecipazioni nel gigantesco deposito di Collahuasi in Cile.
E se l’industria mineraria è così legata al rame, questo ha portato gli operatori a credere che superate le difficoltà provenienti dalla guerra commerciale e dal rallentamento della crescita in Cina, il metallo potrà tornare a guadagnare terreno.
La resistenza in area 2,776 dollari ha respinto già due volte i rimbalzi dei tori, l’ultima proprio oggi dopo il netto recupero dovuto ai dati sulle scorte. Questo lascia pensare che anche un interruzione di fornitura potrebbe non dare la giusta spinta ai prezzi se non per un momentaneo rimbalzo.
La nostra view è sempre laterale con parte alta proprio a 2,776 e possibilità di ulteriori discese fino ad un minimo di 2,61 dollari. I rischi dunque sono più al ribasso che al rialzo.
Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.