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Petrolio, Analisi Fondamentale Giornaliera – Siamo in stallo da compensazione

Da:
Armando Madeo
Pubblicato: Aug 31, 2018, 11:47 UTC

Gli analisti tagliano le previsioni sul prezzo del greggio a causa delle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina; l'azione però potrebbe essere compensata dai "Buy" dovuti alle sanzioni Iraniane. Nel mentre l'OPEC cerca di riorganizzarsi

Petrolio, Analisi Fondamentale Giornaliera – Siamo in stallo da compensazione

I prezzi del greggio sono crollati quest’oggi allorquando i timori di una imminente guerra commerciale sono riemersi dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto ai suoi aiutanti che vuole imporre ulteriori dazi sulle importazioni cinesi e ha minacciato di ritirarsi dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Secondo quanto riferito, Trump prevede di introdurre tariffe per beni di valore pari a $ 200 miliardi di dollari la prossima settimana.

A metà sessione europea il benchmark internazionale Brent per le consegne in Ottobre è scivolato dello 0,6% a 77,56 dollari al barile ed il West Texas Intermediate (WTI) per le consegne di ottobre è sceso dello 0,7% a 69,77 dollari al barile. Nonostante il declino di oggi, i prezzi del petrolio stanno per registrare dopo la chiusura di Wall Street un aumento mensile di oltre il 4% a causa della diminuzione dell’offerta dal Venezuela e le imminenti sanzioni anti-Iran che dovrebbero causare un forte calo delle esportazioni petrolifere del paese.

Lo stallo fra guerre commerciali e sanzioni Iraniane

Gli analisti del petrolio hanno tagliato le loro previsioni di prezzo per il 2018 per la prima volta da quasi un anno ad Agosto, data la crescente preoccupazione per l’impatto sulla domanda del greggio da crescenti tensioni commerciali, anche se l’offerta in calo, in particolare dall’Iran, probabilmente limiterà le perdite.

Un sondaggio Reuters di 45 economisti e analisti prevede che il greggio Brent raggiunga una media di 72,71 dollari al barile nel 2018, 16 centesimi in meno rispetto ai 72,87 dollari previsti nel sondaggio del mese precedente e al di sopra della media di 71,96 dollari quest’anno. Il prezzo era previsto avere una media a 72,58 dollari nel 2019.

Si prevede che i future sul greggio USA raggiungeranno una media di 67,13 dollari al barile nel 2018, rispetto ai 67,32 dollari previsti lo scorso mese e una media di 66,40 dollari fino ad ora.

“L’eventuale perdita dei barili iraniani dovrebbe probabilmente corrispondere, se non superare, l’ammontare visto durante il giro multilaterale di sanzioni nel 2012-2015”, ha detto Harry Tchilinguirian, responsabile globale della strategia di mercato delle materie prime presso BNP Paribas. L’offerta è a rischio anche in paesi come il Venezuela, la Libia e l’Angola, ha affermato. “Questi fattori dell’offerta presentano forti rialzi per i prezzi del petrolio”.

Le sanzioni degli Stati Uniti sul settore energetico iraniano entreranno in vigore il 4 novembre, anche se le esportazioni di greggio e condensato del paese dovrebbero già scendere ad un minimo di 16 mesi ad Agosto. Gli Stati Uniti vogliono costringere gli acquirenti di petrolio iraniano a tagliare a zero le loro importazioni dal terzo maggiore produttore dell’OPEC, dopo che un accordo nucleare internazionale tra le due nazioni è stato sciolto.

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Tuttavia, gli analisti temono che le dispute sul commercio globale potrebbero minare la crescita economica, il che a sua volta potrebbe significare la diminuzione della domanda di greggio da parte degli importatori asiatici. Gli Stati Uniti sono infatti coinvolti in una guerra commerciale in continua ascesa con diversi paesi, in particolare la Cina.

“Le tensioni commerciali potrebbero rallentare la crescita della domanda di petrolio in Asia, allo stesso modo possibile contagio della crisi turca; una più lenta crescita della domanda renderebbe più facile sostituire i barili iraniani “, ha affermato Carsten Fritsch, analista senior di commodity presso Commerzbank.

Gli analisti hanno affermato che l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) continuerà ad adeguare la propria offerta di greggio per garantire che il mercato petrolifero globale rimanga in equilibrio.

L’Arabia Saudita sarà un forte concorrente per colmare il deficit di approvvigionamento causato dalle sanzioni e dalle tensioni iraniane altrove nei prossimi mesi, ha detto la maggior parte degli esperti del settore.

“Al momento il mercato sembra equilibrato nel quarto trimestre, ipotizzando che l’offerta iraniana diminuisca di circa 500.000 barili al giorno. L’ovvio rischio al rialzo è se le perdite iraniane siano maggiori di questo, in quanto ciò spingerebbe il mercato verso il deficit nell’ultimo trimestre”, ha dichiarato Warren Patterson, stratega delle materie prime di ING.

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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