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Lo Yen fa i conti con un tasso di interesse negativo e con i disastri economici

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Jan 29, 2016, 13:36 UTC

Nella mattinata di venerdì, i mercati sono stati bombardati dai dati economici giapponesi in attesa della decisione della Banca del Giappone. La maggior

Lo Yen fa i conti con un tasso di interesse negativo e con i disastri economici

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Nella mattinata di venerdì, i mercati sono stati bombardati dai dati economici giapponesi in attesa della decisione della Banca del Giappone.

La maggior parte di questi risultati ha disatteso le aspettative, mentre i trader continuano a trovare difetti nel programma Abenomics che, dopo diversi anni dalla sua attuazione, ancora non ha portato ad alcun progresso.

I dati relativi alla produzione industriale si sono rivelati più deboli del previsto, con un calo dell’1,4% rispetto al mese precedente e rispetto anche alle previsioni, che ritenevano plausibile una caduta dello 0,3%. Inoltre, il nuovo abbassamento dei prezzi del petrolio ha pesato sull’inflazione.

Ciò che ha sorpreso maggiormente in negativo sono stati i dati della regione di Tokyo, dove l’indice inflazionistico principale è sceso dello 0,3% rispetto ad un anno fa, un’avvisaglia di un nuovo ribasso dell’indice nazionale. Anche se la caduta dell’indice dei prezzi è determinata fondamentalmente dall’andamento del petrolio, il dato rappresenta un problema per la Banca del Giappone, poiché influenza le rivendicazioni salariali dei lavoratori.

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La spesa delle famiglie è diminuita del 4,4% rispetto all’anno precedente. Gli analisti ritengono che probabilmente il dato enfatizzi eccessivamente la debolezza delle spese. Tuttavia, è possibile che i consumi siano effettivamente scesi nell’ultimo trimestre del 2015. Ciò suggerisce che i prossimi dati sul prodotto interno lordo risulteranno comunque in frenata.

Sono state, inoltre, fonte di preoccupazione per i trader dello yen le repentine dimissioni del ministro dell’Economia Amari in circostanze poco chiare. Akira Amari, il ministro dell’economia conosciuto anche come il “ministro per il programma Abenomics”, ha negato di aver ricevuto tangenti da una compagnia edilizia. Amari ha, invece, affermato che ogni forma di contributo ricevuta altro non era che una legittima donazione politica, ma che avrebbe ugualmente rassegnato le dimissioni per assumersi la responsabilità di come il suo ufficio ha gestito la questione.

Se tutto questo non fosse stato sufficiente, ad innervosire ulteriormente i trader che si erano diretti verso lo yen come valuta rifugio, la Banca del Giappone ha scioccato gli investitori annunciando in data odierna un tasso di interesse negativo.

La Banca del Giappone ha adottato una politica di tasso di interesse negativo e contestualmente ha riconfermato il suo impegno di mantenere l’attuale tasso di incremento della sua base monetaria al ritmo di 80 trilioni di yen (ovvero 660 miliardi di dollari) all’anno.

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La decisione di stabilire un tasso di interesse dello -0,1% sui conti correnti dei fondi finanziari presso la banca centrale è stata presa con cinque voti favorevoli contro quattro contrari. L’annuncio ha veramente sorpreso gli analisti di mercato, che erano sicuri del fatto che la banca centrale non avrebbe compiuto passi rilevanti.

“La Banca del Giappone taglierà ulteriormente i tassi di interesse, portandoli in negativo qualora questo si rendesse necessario” ha riportato la Reuters, citando un passo del comunicato della banca centrale nipponica.

Lo yen ha risentito nettamente della decisione, perdendo 138 punti e portandosi a quota 120,19 contro un dollaro che, al contrario, ha toccato i suoi livelli più alti registrati quest’anno.

Contro l’euro, la valuta giapponese è scesa a quota 131,39, perdendo così 140 punti. I mercati asiatici hanno registrato i guadagni più elevati nella tarda mattinata di venerdì, con l’indice Nikkei che si è mosso in rialzo del 3,5% prima di conoscere un ribasso.

L’indice Nikkei 225, che, prima dell’annuncio della Banca del Giappone, si era mosso in ribasso dello 0,60%, ha poi inizialmente guadagnato il 3,51%. Tuttavia, l’indice ha perso nuovamente quota per tornare al valore iniziale.

Durante la mattinata delle sessione asiatica, il dollaro australiano ha guadagnato 19 punti tornando a quota 0,71. La mossa è stata innescata dai trader che, dopo l’impennata dei prezzi del petrolio, si sono rilassati per dirigersi nuovamente sulle valute legate alle materie prime.

Anche il kiwi si è mosso in rialzo, portandosi a quota 0,65. Il kiwi era sceso a 91,34 centesimi di dollaro australiano dai precedenti 91,56, e si sta orientando verso un declino settimanale dell’1,4% rispetto alla sua controparte australiana. La Reserve Bank australiana rivedrà le sue politiche il prossimo martedì, tenendo in considerazione il tasso di inflazione più elevato rispetto ai dati pubblicati dal governo durante la settimana.

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In linea con il midpoint dello yuan cinese, il mercato spot ha aperto a 6,5757 di dollaro, per muoversi in ribasso verso mezzogiorno per scendere a quota 6,5740, subendo un calo dello 0,02% più alto della chiusura precedente. Se la giornata di oggi dovesse chiudere ai livelli registrati a mezzogiorno, ci si attende una crescita dell’1% per questa settimana. Secondo una fonte interna, le autorità cinesi hanno chiesto a diversi fondi nazionali di posporre l’uscita dei nuovi investimenti sulle materie prime in un ultimo tentativo di frenare la fuoriuscita di capitali che sta minando il valore dello yuan e sta preoccupando gli investitori globali. La Banca Popolare Cinese ha incrementato la frequenza delle operazioni di mercato aperto tra il 29 gennaio e il 19 febbraio, affinché sia possibile mantenere liquidità durante il capodanno lunare.

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