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Il clima natalizio sembra sostenere valute e borse

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Dec 23, 2015, 15:57 UTC

Quella di oggi è l'ultima giornata completa di trading prima dell'inizio delle festività natalizie. Gli hedge fund e i fondi pensione stanno cominciando a

Il clima natalizio sembra sostenere valute e borse

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Quella di oggi è l’ultima giornata completa di trading prima dell’inizio delle festività natalizie. Gli hedge fund e i fondi pensione stanno cominciando a porsi ai margini e a muoversi verso attività rifugio per investire il loro denaro. Nel corso della prossima settimana, il periodo festivo inizierà ad avvicinarsi all’effetto di gennaio. Molti trader vendono le posizioni per approfittare delle tasse o ritirano gli utili per ricomprare le attività a gennaio. In questo periodo, è difficile prevedere i prezzi, dato un volume di trading tanto basso.

Nella giornata di mercoledì, le borse asiatiche, pur con un basso volume di trading, si sono mosse in rialzo a seguito dell’andamento positivo di Wall Street e della stabilizzazione del greggio. A Hong Kong, l’Hang Seng ha guadagnato l’1,2%, salendo a quota 22086,08. In Corea del Sud, il Kospi è salito dello 0,6% a quota 2005,32. In Cina, lo Shanghai Composite si è mosso in rialzo dello 0,3%, raggiungendo quota 3662.69. In Australia, lo S&P/ASX 200 ha guadagnato lo 0,9%, toccando quota  5163,70. In Giappone, i mercati erano chiusi per festività.

A Wall Street, gli indici hanno registrato la seconda giornata di rialzi. Il Dow Jones è salito dell’1% per chiudere a quota 17417,27, mentre lo Standard & Poor’s 500 ha guadagnato lo 0,9, raggiungendo quota 2038.97. Il Nasdaq è aumentato dello 0,7%, toccando quota 5001,11.

Il dollaro si è mosso in lieve rialzo sullo yen, salendo a quota 121,02 da quota 121,01 raggiunta nella scorsa sessione. L’euro è sceso da 1,0951$ a 1,0937$.

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Nella giornata di martedì, l’euro si era apprezzato sul dollaro, con la mossa che si aggiungeva ai guadagni del giorno precedente, mentre il prezzo del petrolio sperimentava una lieve ripresa. Secondo gli strateghi di mercato, l’euro ha beneficiato del crollo del prezzo del greggio. I trader hanno, infatti, ridotto le loro scommesse sulle valute legate al petrolio e hanno acquistato posizioni coperte short in euro, utilizzati per finanziare tali scommesse.

Gli investitori hanno potuto analizzare i dati contrastanti sugli Stati Uniti. A novembre, secondo l’Associazione Nazionale degli Agenti Immobiliari, le rivendite di abitazioni hanno subito il calo più grave in cinque anni. Per l’economia degli Stati Uniti, il dato rappresenta un potenziale segnale di avvertimento. Il Dipartimento del Commercio ha annunciato che, nel terzo trimestre, il Pil è cresciuto del 2,0% su base annuale: un risultato decisamente positivo, raggiunto grazie all’aumento dei consumi e degli investimenti delle imprese. Crescita e inflazione rafforzano l’ipotesi che la Federal Reserve continuerà ad aumentare i tassi di interesse a un ritmo costante nel corso del prossimo anno. Questa probabilità ha provocato un modesto innalzamento dei rendimenti dei titoli del Tesoro a breve scadenza.

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Gli analisti temono che la Spagna attraverserà un lungo periodo di instabilità politica. Nessun partito dispone, infatti, della maggioranza assoluta e nessuna coalizione appare possibile. Quest’ultimo problema è diventato evidente a seguito delle dichiarazioni del capo del Partito Socialista, Pedro Sanchez, che ha dichiarato di non appoggiare nessuna alleanza con Mariano Rajoy, primo ministro attualmente in carica e presidente del Partito Popolare. Il rifiuto di una “grande coalizione” opposto da Sanchez ha consegnato un notevole capitale politico ai due partiti minori emergenti, Podemos e Ciudadanos.

Tra i due, Podemos sembrerebbe nella posizione negoziale più forte, avendo vinto 69 seggi e quasi il 21% dei voti. Il partito si oppone fermamente all’austerità e all’Unione Europea, considerandosi molto vicino a Syriza e allo Ukip.

In Asia, i mercati valutari sono stati influenzati da ben pochi dati nuovi, tra cui la bilancia commerciale della Nuova Zelanda. Il risultato ha superato le previsioni di un deficit di 810 milioni di dollari neozelandesi. A ottobre, il disavanzo era stato corretto al ribasso a 905 milioni di dollari neozelandesi. A novembre 2014, il deficit ammontava a 283 milioni di dollari neozelandesi.

Guidate da carne e frutta, le esportazioni sono aumentate di 40 miliardi di dollari neozelandesi, ossia dell’1,0% su base annua. Le esportazioni di latte in polvere, birro e formaggio sono diminuite del 3,3% a 1,2 miliardi di dollari neozelandesi. Il kiwi si è mosso in rialzo di 9 punti per raggiungere quota 0,6814, prossima al margine superiore della sua gamma di oscillazione di dicembre. Nel corso della mattinata, il dollaro statunitense ha recuperato qualche punto, venendo negoziato a quota 98,29 con guadagni limitati. L’Aussie è rimasto stabile nella sua tendenza al rialzo a quota 0,7235.

nzdusd

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