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La riunione dei produttori di petrolio del 2 giugno incombe minacciosamente

Da:
Barry Norman
Pubblicato: May 26, 2016, 08:12 UTC

Le riserve di WTI USA si sono rivelate inferiori alle aspettative ma il mercato ha reagito debolmente - dato che anche il rapporto settimanale sulle

La riunione dei produttori di petrolio del 2 giugno incombe minacciosamente

Le riserve di WTI USA si sono rivelate inferiori alle aspettative ma il mercato ha reagito debolmente – dato che anche il rapporto settimanale sulle riserve dell’API aveva indicato una flessione significativa. I trader prevedevano un calo in vista dell’imminente arrivo della stagione degli esodi estivi; intanto l’imponente incendio in Alberta continua a frenare la produzione in Nord America. Il WTI guadagna 31 centesimi e sale a 49,84, apparentemente ben supportato dal livello dei $ 49. Il Brent è in rialzo di 32 centesimi a quota 50,06, andando ancora una volta a ridurre lo spread. Il mercato rimane in forte squilibrio. I dati pubblicati martedì in tarda giornata dall’Istituto Americano per il Petrolio indicano un calo di riserve di petrolio greggio pari a 5,1 milioni di barili, oltre il 60% sopra le previsioni di S&P Global Platts di inizio settimana.

Il livelli di scorte negli Stati Uniti potrebbero essere influenzati dalle interruzioni della produzione in Canada, il principale paese esportatore di petrolio greggio verso gli Stati Uniti. Gli incendi in Alberta nell’area di Fort McMurray hanno provocato una riduzione della produzione di circa 1 milione di barili al giorno, nonostante l’autorizzazione a tornare sulle installazioni di sabbie bituminose concessa dal Governo agli operai, dato che ora le fiamme si sono spostate più a est verso Saskatchewan.

I trader rivolgono ora lo sguardo alla riunione dei paesi produttori che si terrà il 2 giugno, dopo il mancato raggiungimento di un accordo ad aprile. Secondo quanto affermato martedì del governatore iracheno per l’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio sarebbe più concentrata sulle quote di mercato che sul tentativo di aumento dei prezzi; tali dichiarazioni potrebbero frenare le aspettative rispetto con un accordo in sostegno dei prezzi alla riunione della prossima settimana.
“Dopo due anni, il mercato sta ritrovando un equilibrio ma quanto accaduto ha quasi portato alla distruzione di molti paesi” sostiene Falah Alamri, capo dell’organizzazione statale per il mercato del petrolio (SOMO) nel corso di una conferenza a Londra. L’espressione “due anni” fa riferimento alla riunione dell’Opec del novembre 2014, quando il gruppo di paesi produttori rifiutò un taglio della produzione in sostegno dei prezzi.

I produttori di energia di tutto il mondo e i paesi dipendenti dalla produzione di petrolio stanno cominciando a collassare sotto il peso dei bassi prezzi del greggio. La forza di lavoro di Regno Unito e Irlanda perderà circa 500 posti di lavoro; il gigante del petrolio ha infatti rilevato che la persistenza dei bassi prezzi sta portando alla perdita di altri 2200 posizioni in tutto il mondo.
Mentre si aspetta che il prezzo del petrolio rimarrà basso ancora a lungo, l’azienda ritiene che dall’inizio dello scorso anno alla fine di quello in corso queste ulteriori perdite porteranno al taglio di 12.500 posizioni – fra personale dipendente e terzista. La società, che nel mese di febbraio ha affrontato una megafusione con il gruppo BG, sostiene che il taglio dei costi includerà la perdita di circa 475 posti di lavoro in Regno Unito e Irlanda.
L’offerta globale di petrolio è scesa questo mese di circa 4 milioni di barili al giorno dopo una serie di incidenti, come gli incendi in Canada e gli attacchi militari in Nigeria, responsabili di una temporanea interruzione dei rifornimenti in tutto il mondo. Bjarne Schieldrop, strategista capo nel settore delle commodity per SEB, ha dichiarato a un’agenzia di stampa: “ci stiamo decisamente allontanando da una situazione di surplus nella quale viviamo da metà 2014; “il surplus durerà ancora per del tempo, forse sei mesi, ma da lì in poi saremo fondamentalmente in equilibrio”. Gli scioperi in Francia contro le nuove leggi sul lavoro hanno avuto un impatto limitato sul prezzo del petrolio, ma hanno contribuito ad elevare i margini di raffinazione per il diesel e la benzina. Lo sciopero ha coinvolto tutte le otto raffinerie di petrolio del paese.

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