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Dopo il rialzo provocato dall’accordo dell’Opec, il petrolio scivola

Da:
David Frank
Pubblicato: Sep 30, 2016, 13:57 UTC

L'Opec pare aver raggiunto un'intesa sulla limitazione del petrolio a 32,5 - 33 milioni di barili al giorno. Tali livelli sono soltanto appena inferiori

Dopo il rialzo provocato dall’accordo dell’Opec, il petrolio scivola

L’Opec pare aver raggiunto un’intesa sulla limitazione del petrolio a 32,5 – 33 milioni di barili al giorno. Tali livelli sono soltanto appena inferiori ai 33,5 milioni di barili prodotti nello scorso mese. Nei dettagli, ancora assenti, l’attuazione dell’accordo prevede l’assegnazione delle quote produttive ai membri dell’Opec. Dei dettagli, ancora da decidere e ignoti, il cartello petrolifero discuterà all’incontro ufficiale che si svolgerà a novembre. L’intesa è stata raggiunta soltanto perché l’Arabia Saudita si è decisa a concedere all’Iran, il suo rivale nella regione del Golfo Persico, un’eccezione. Molto più che probabilmente, l’ottimismo, che al momento pervade i mercati, inizierà a scemare e verrà sostituito dallo scetticismo. A sua volta, tale sentimento impedirà ogni significativa prosecuzione della tendenza al rialzo del greggio o delle valute collegate.

L’Opec non è più il primo produttore do petrolio di un tempo. Ogni accordo sarà vano se i principali produttori di oggi, come la Russia, non dovessero prendervi parte. Inoltre, la produzione degli Stati Uniti sta aumentando, con il numero di pozzi petroliferi attivi che, nella scorsa settimana, ha raggiunto il massimo degli ultimi sette mesi. L’accordo potrebbe, poi, fallire se, a novembre, paesi come l’Iraq, la Libia e la Nigeria, che stanno recuperando le recenti perdite subite dalla produzione, rifiutassero di accettare i limiti all’attività produttiva e gli obiettivi di produzione.

Il petrolio e le valute collegate, come il dollaro canadese e le sue controparti australiana e neozelandese, si sono mossi in ribasso, invece di apprezzarsi, quando la Fed, mediante i discorsi di diversi suoi membri, ha confermato la promessa della presidente Yellen di innalzare i tassi a dicembre. Yellen ha ribadito questo impegno nella giornata di ieri. Gli interventi dei membri della Fed continuano nel fine settimana, con i discorsi dei presidenti di tre banche centrali locali: George, Harker e Lockhart. È previsto, inoltre, un intervento del governatore Powell. Il Pil del secondo trimestre segna una crescita dall’1,1% all’1,3%, che potrebbe influire sull’andamento del dollaro e di altre valute.

È di un certo interesse che, negli ultimi due giorni, l’azione del prezzo del dollaro sia stata abbastanza tranquilla. Diversi mercati cruciali, come il Wti, il Brent e lo yen, hanno sperimentato sviluppi tecnici piuttosto interessanti. Ciascuno di questi mercati finanziari esercita una notevole pressione sugli altri mercati e, per gran parte dell’anno, hanno oscillato tra alti e bassi, con i trader che tentavano di cogliere la mossa successiva.

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