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In attesa dei dati sulle buste paga dei settori non agricoli, i trader del mercato valutario si mantengono saldi sulle loro posizioni

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 5, 2016, 09:29 UTC

Nella mattinata di oggi, il dollaro australiano e quello neozelandese si sono mossi in ribasso, mentre il dollaro statunitense ha riguadagnato diverse

In attesa dei dati sulle buste paga dei settori non agricoli, i trader del mercato valutario si mantengono saldi sulle loro posizioni

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Nella mattinata di oggi, il dollaro australiano e quello neozelandese si sono mossi in ribasso, mentre il dollaro statunitense ha riguadagnato diverse posizioni dopo le perdite significative subite nei giorni precedenti. L’Aussie è sceso di 14 punti, dopo che le vendite al dettaglio hanno in parte mancato le aspettative, mentre il kiwi ha perso 30 punti per via del declino dei prezzi del latte.

Nella giornata di ieri, l’indice del dollaro è sceso dell’1,6%, con i mercati che ritenevano che la Federal Reserve avrebbe deciso di non alzare i tassi di interesse durante tutto l’anno in corso. Questa idea si era formata per via di un commento da colomba rilasciato dal presidente della Federal Reserve Bank di New York, secondo cui un ulteriore apprezzamento del dollaro avrebbe potuto avere “conseguenze significative” per l’economia americana.

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Dati non incoraggianti provenienti dal settore dei servizi degli Stati Uniti hanno, inoltre, mostrato una crescita fiacca delle attività, infondendo quindi ulteriori timori relativi alla possibile diffusione in altre aree della debolezza registrata nel settore manifatturiero. La somma di tutti questi fattori ha determinato un ambiente negativo per l’indice del dollaro.

I mercati asiatici si muovono in modo incerto dopo i commenti del funzionario della Federal Reserve relativi a una possibile decisione di non alzare il livello del tasso di interesse quest’anno. Tutto ciò ha comportato un’azione al ribasso che, tuttavia, ha originato un’impennata dei prezzi del petrolio.

Questa settimana, l’euro si è mosso in rialzo, per quanto abbia ceduto parte dei suoi guadagni nella sessione di questa mattina, venendo così negoziato a quota 1,1193. L’euro ha guadagnato l’1,7% nella giornata di ieri, per via del summenzionato ribasso dell’indice del dollaro, che ha funzionato da sprone positivo per l’andamento della moneta unica. Inoltre, i mercati stanno ancora facendo i conti con i dati relativi al calo del tasso di disoccupazione dell’Eurozona, che registra il suo livello più basso dal settembre 2011, grazie all’andamento nettamente positivo del mercato del lavoro in alcuni paesi come, ad esempio, la Germania.

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Dopo un improvviso deprezzamento dell’1%, il dollaro ha sperimentato variazioni minime, assestandosi a quota 116,91 rispetto allo yen.

Il dollaro, che giusto recentemente aveva chiuso al rialzo portandosi a quota 122 rispetto allo yen, questa settimana si è mosso al ribasso di cerca il 3,5%. A determinare la perdita di tutti i guadagni è stata la decisione a sorpresa presa dalla Banca del Giappone, che lo scorso venerdì ha annunciato l’adozione di un tasso di interesse negativo.

Per capire la direzione del dollaro, i mercati ora guardano ai dati americani sul lavoro, che, secondo la stima mediana di 108 economisti interpellati dalla Reuters, dovrebbero registrare un incremento di 190000 posti di lavoro nel mese di gennaio.

“I mercati sembrano veramente determinati a escludere il rischio di un prossimo innalzamento del tasso di interesse da parte della Fed dato che, ora come ora, è difficile immaginare che i risultati sull’occupazione per il mese di gennaio possano essere forti al punto da provocare un aumento dei prezzi per marzo o giugno” scrive Sean Callow, un senior strategist di Westpac.

“Anche dopo le repentine cadute del dollaro registrate recentemente, ci sembrerebbe più possibile che il dollaro si muova al ribasso su un risultato debole piuttosto che subisca un’impennata su un risultato forte.”

Gli investitori della sterlina sono invece impegnati su un doppio fronte, con i verbali del Comitato per la Politica Monetaria della Banca d’Inghilterra che rivelano come tutti i nove membri della commissione abbiano votato concordemente per lasciare il tasso base allo 0,5%

Ian McCafferty era stato l’unico membro del Comitato per la Politica Monetaria che durante gli scorsi mesi si era mostrato contrario alle posizioni maggioritarie, votando per un incremento del tasso ad ogni incontro da agosto a gennaio. Tuttavia, nemmeno questo falco si è potuto dire favorevole a un incremento per questo mese, a causa della caduta generale dei prezzi del petrolio. La sterlina è negoziata a quota 1,4560, perdendo così 29 punti durante la sessione del mattino.

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