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Gli incontri di quattro banche centrali provocano volatilità sul mercato valutario

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Jun 13, 2016, 08:42 UTC

Con le riunioni di quattro banche centrali, la settimana sarà caratterizzata da volatilità. La settimana sarà aperta dalla Federal Reserve e dalla Banca

Gli incontri di quattro banche centrali provocano volatilità sul mercato valutario

Con le riunioni di quattro banche centrali, la settimana sarà caratterizzata da volatilità. La settimana sarà aperta dalla Federal Reserve e dalla Banca del Giappone, cui seguiranno la Banca d’Inghilterra e la Banca Nazionale Svizzera. Infine, nella giornata di venerdì, il presidente della Bce, Mario Draghi, terrà un discorso sulla politica monetaria e sull’inflazione. Draghi ha ammesso che i bilanci delle banche non sono ancora completamente risanati, ribadendo che i governi devono prendere parte al rilancio della crescita economica dell’Eurozona, poiché tale compito non può essere svolto esclusivamente dalla Bce. Pertanto, le politiche di bilancio devono essere coerenti con la politica monetaria, e non contrarie ad essa. Inoltre, i dubbi sul futuro dell’euro stimoleranno soltanto altri dubbi, indebolendo la moneta unica e trattenendo la crescita.

us dollar
Il dollaro si è mosso in ribasso, ma è riuscito a recuperare parte delle perdite. All’inizio della settimana, la valuta statunitense ha guadagnato 15 punti per venire negoziata a quota 94,78, con i trader incerti circa ciò che devono aspettarsi da Janet Yellen e i suoi colleghi. Ad aprile, la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati, affermando la possibilità di un loro innalzamento a giugno. Affermando di seguire attentamente l’inflazione e le difficoltà dell’economia globale, la Fed ha riconosciuto che la crescita pare aver rallentato, nonostante i dati fortemente positivi sul mercato del lavoro. La spesa delle famiglie ha subito una lieve contrazione, ma il loro reddito reale è aumentato a un “tasso notevole”. Un innalzamento dei tassi da parte della Fed è escluso anche per l’incontro di giugno. Lo spettro della Brexit e il deludente rapporto sull’occupazione mantengono la Fed su posizioni di cautela. Si potrebbe avere qualche indizio circa la decisione di luglio. Pochi economisti ritengono che il Fomc concluderà la riunione con l’aumento dei tassi, considerati gli ultimi dati sugli Stati Uniti e, in particolare, il rapporto sull’occupazione per il mese di maggio. A ogni modo, gli investitori analizzeranno approfonditamente il documento della Fed sulla politica monetaria, le sue nuove previsioni e la conferenza stampa che la presidente Yellen terrà nel pomeriggio, in cerca di indizi su un innalzamento de tassi a luglio o a settembre.
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L’apprezzamento del dollaro ha pesato sulle altre valute, con l’Aussie che rimane invariato a quota 0,7377 e il kiwi che cede 16 punti, venendo negoziato a quota 0,7039. I dati sulla Cina, pubblicati nella mattinata di oggi, sono risultati compositi, mostrando un rimbalzo della produzione industriale, che ha contribuito a raffreddare lievemente i mercati, e un continuo declino degli investimenti delle imprese.

Dopo l’avvertimento del Fmi sull’elevato debito delle imprese cinesi, la giornata di oggi vede la pubblicazione di numerosi dati sulla Cina – vendite al dettaglio, produzione industriale e investimenti di capitale fisso -, con i mercati della seconda economia mondiale che riaprono da mercoledì, dopo una lunga pausa festiva.

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La preoccupazione per il prossimo referendum sulla Brexit e per la crescita globale ha provocato avversione al rischio, muovendo i trader verso beni rifugio come l’oro e lo yen, il cui andamento è stato il migliore tra le altre valute. Nella mattinata di oggi, la coppia USD/JPY ha perso 78 punti per toccare quota 106,22. Contro l’euro, lo yen ha guadagnato 99 punti, raggiungendo quota 119,33. Molto probabilmente, l’apprezzamento avrà serie conseguenze sulle esportazioni giapponesi. La Banca del Giappone potrebbe nuovamente intervenire per stimolare la crescita, aumentando il suo programma di acquisto di titoli e spingendo i tassi ancor più in negativo. La banca centrale nipponica sta affrontando un dilemma di politica monetaria. L’inflazione anemica e lo yen forte premono per spingere i tassi ancor più in negativo. Tuttavia, la Banca del Giappone è stata sommersa di critiche contro i tassi negativi e il rimbalzo del Pil nel primo trimestre porta a ritardare un intervento. Negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo per il mese di maggio, elaborato dal dipartimento del Lavoro, potrebbe rafforzare – o indebolire – le tesi a favore di un più rapido intervento della Fed. Ad aprile, l’inflazione è aumentata allo 0,4%, registrando il maggior incremento mensile in tre anni. Le previsioni degli economisti davano l’aumento dell’inflazione allo 0,3%. 
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