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Il Rally Dei Prezzi Del greggio E’ Sostenibile?

Da:
Barry Norman
Aggiornato: May 30, 2016, 10:09 UTC

I prezzi del greggio continuano a lottare per rimanere al di sopra dei 50$, tuttavia, la significativa resistenza sembra difficile da oltrepassare. La

Il Rally Dei Prezzi Del greggio E’ Sostenibile?

I prezzi del greggio continuano a lottare per rimanere al di sopra dei 50$, tuttavia, la significativa resistenza sembra difficile da oltrepassare. La scorsa settimana il greggio WTI e il Brent  hanno rotto al di sopra dei 50$, ma solo per un lasso di tempo molto breve. I trader continuano ad essere concentrati sulla riunione dei produttori prevista per giovedì.

Una rottura al di sopra dei 50$ rappresenterebbe anche una rottura al di sopra di una barriera psicologica fortemente significativa. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come negli ultimi mesi i trader abbiano mostrato una forte preoccupazione nei confronti dei prezzi del greggio che hanno persino rotto al di sotto dei 30$ al barile. Gli analisti sostengono che il rimbalzo possa essere semplicemente temporaneo poiché il rialzo dei prezzi potrebbe innescare un aumento della produzione.

A tale proposito, ricordiamo come i prezzi del greggio siano aumentati sulla scia di un rallentamento della produzione in Canada, rallentamento dettato da un incendio sviluppatosi in prossimità degli impianti di produzione, e delle interruzioni della fornitura proveniente dalla Nigeria e dal Venezuela, paesi in cui la crisi economica ha portato ad un massiccio taglio di corrente. Nel frattempo, la domanda di greggio é aumentata sopratutto negli Stati Uniti. Secondo l’Energy Information Administration, infatti,la scorsa settimana, domanda di carburante della nazione ha raggiunto i 9,6 milioni di barili.

L’Argentina sembra essere intenzionata ad eliminare il suo bisogno di importare il greggio, incrementando la produzione interna di greggio fino a 653,000 barili giornalieri entro il 2025, mossa che rappresenterebbe un incremento del 23% dal 2015; queste le dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana da un funzionario del Ministero dell’Energia. Il paese sudamericano sta lavorando per coprire il proprio fabbisogno energetico dopo essere diventato, negli ultimi tre anni, un importante importatore a causa del calo della produzione di greggio e di gas naturale dettato da minori investimenti.  A tal fine, ha bisogno di incrementare la produzione locale per ridurre le importazioni di greggio e iniziare a ridurre gli acquisti costosi di gas naturale liquefatto (GNL), attualmente effettuata attraverso gare d’appalto sul mercato aperto e dal vicino Cile.

La Cina ha incrementato le importazioni di greggio proveniente dalla Russia, raggiungendo il 52,4%. I numeri testano nuovi record nel mese di aprile spingendo la nazione al primo posto per la seconda volta nel 2016 e spostando l’Arabia Saudita, tuttavia, i trader ritengono che gli acquisti dal fornitore europeo potrebbero rallentare a causa di un rialzo dei prezzi del greggio.

Secondo i dati diffusi dalla Direzione Generale delle dogane martedì, nel mese di aprile, la Russia ha consegnato alla Cina 4,81 milioni di tonnellate, ovvero 1,17 milioni di barili giornalieri, circa 36,910 milioni di barili giornalieri in più rispetto al picco di 1,14 milioni registrato nel mese di dicembre.

I forti prezzi del greggio potrebbero innescare un nuovo calo del combustibile. Sembra contraddittorio? Eppure, non lo é. Prezzi più alti potrebbero incoraggiare i produttori, soprattutto quelli di scisto particolarmente sensibili ai costi, e dar vita così ad un nuovo surplus dell’offerta.

Manca solo una settimana alla riunione Opec, tuttavia, la possibilità di raggiungere un accordo sembra sempre più lontana. L’aumento dei prezzi del greggio, la crescente rivalità tra Arabia Saudita ed Iran e la volontà saudita di proseguire da sola, ostacoleranno indubbiamente l’esito positivo della riunione. Secondo l’AIE, nel mese di aprile,l’Iran è riuscito ad aumentare la produzione di greggio di 3,56 milioni di barili giornalieri, il livello più alto da novembre 2011. Anche le esportazioni di sono aumentate, passando da 600 mila barili giornalieri a 2 milioni di barili giornalieri. È importante sottolineare che l’esportazione dell’Iran si trova ora a livelli pre-sanzioni, una soglia chiave a cui il governo iraniano non vuole rinunciare prima di poter prendere in considerazione qualsiasi cooperazione in materia di limiti di produzione con l’OPEC. Tuttavia, l’Iran non la vede proprio in questo modo, infatti ritiene di dover guadagnare ancora ulteriore terreno.

Ancora più importante, la posizione dell’Arabia Saudita. In una ripresa, quasi impensabile, l’Arabia Saudita fa un passo indietro allontanandosi dall’Opec. Il principale produttore del cartello, potrebbe abbandonare l’organizzazione. Da novembre 2014 ad oggi, più volte abbiamo letto simili dichiarazioni sull’Opec. Tuttavia, la nuova direzione intrapresa dalla monarchia saudita garantisce una minore influenza per il cartello.

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